È di pochi minuti fa la notizia che farà molto discutere per la delicatezza dell'argomento: è stato, infatti, stabilito dall'emendamento della Commissione al ddl biotestamento che elimina di fatto il testo precedente.
Cosa cambia
Il comma 6 che verrà eliminato dal testo (art. 1-bis) precedente definiva e imponeva l'intervento del medico nonostante il paziente non volesse più usufruire delle cure e, dunque, vedersi negato una suo desiderio.
L'emendamento ha raggiunto la più ampia e piena maggioranza: 360 a favore, 21 contro e 2 astenuti.
Secondo quanto stabilito dal nuovo ddl, il medico dovrà adoperarsi e garantire, con tutti gli strumenti necessari, una degenza dignitosa e le dovute cure palliative contro il dolore che permettano al paziente di non soffrire ulteriormente.
Il medico che ha in quel momento in cura il paziente, potrà rifiutarsi di staccare la spina, ma potrà essere sostituito da un altro medico, secondo la volontà e la richiesta del paziente o dei suoi familiari, della medesima struttura che si incaricherà di farlo. (Legge 15 marzo 2010, n°38)
Anche le cliniche cattoliche e private varranno le medesime disposizioni e non potranno chiedere alle Regioni alcun esonero.
Il Governo, si mantiene in posizione neutrale sul tema "testamento biologico", ritenendo la questione ancora prematura e che rimette alla volontà dei singoli individui maggiorenni di poter delineare, in un lontanissimo futuro, la scelta di poter o meno usufruire di tale diritto.
La lotta della vedova Welby e di Cappato
L'umanizzazione del diritto
Grazie alla revisione del testo e l'eliminazione del comma 6, la legge sul fine vita, oggi, potrà garantire cure e assistenza continua e accompagnamento dignitoso alla morte, donando così ai pazienti un diritto legittimo, anche se non sempre condiviso, di poter porre fine alle proprie sofferenze.
Una svolta importante che pone, finalmente, i prodromi verso la sensibilizzazione e l'umanizzazione delle cure che non possono e non devono esultare dalla volontà del paziente che, per primo, vive su sé stesso il dramma di una patologia che lo accompagnerà fino alla morte.
Il dibattito tra diritto "umano" e principi religiosi deve trovare risoluzione nel principio fondamentale ed imprescindibile del libero arbitrio e delle norme che pongano in essere un diritto esclusivo ed individuale della persona.