"Vorremmo che le donne restassero come erano prima di affrontare l'intervento chirurgico, nella società e nella famiglia, soprattutto per i figli". Lo afferma Anna Maria Monesi, che presiede l'Andos del Polesine, Associazione Donne Operate al Seno, che rivolge l'aiuto alle donne che si sono sottoposte ad un intervento chirurgico per un tumore della mammella. L'appuntamento conclusivo dell' "Ottobre Rosa", il mese che concentra ormai tradizionalmente le iniziative riguardanti la prevenzione per la salute della donna, si è svolto a Rovigo l'11 novembre con una notevole affluenza di pubblico nella sede cittadina della Gran Guardia.
L'intervento centrale è stato quello del Professor Pier Franco Conte, coordinatore tecnico scientifico della rete oncologica veneta, il quale ha fatto veicolare un messaggio che deve la sua incisività alla fondamentale semplicità e chiarezza d'individuazione dei principali temi della lotta al cancro. In primo luogo, uno stile di vita che eviti l'eccessivo consumo di zuccheri, alcol e grassi animali abbinando una corretta attività fisica, è da considerarsi il cardine della prevenzione, sul presupposto che la dieta mediterranea è stata dichiarata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità "patrimonio dell'umanità". Le metodiche di cura della malattia, invece, non dovrebbero prescindere dalla creazione di reti e di collaborazioni fra specialisti incrementando gli scambi anche con i Medici di Medicina Generale.
Attenzione ad Oncotarget
La rivista specialistica Oncotarget ha recentemente svolto uno studio, al quale hanno partecipato numerosi ricercatori italiani, che ha dato risalto al permanere di differenze socio-economiche nell'offerta di un'assistenza qualificata ed efficace per il trattamento del carcinoma mammario. L'aspetto rilevante consiste nel fatto che per le donne più giovani e di livello socio-economico più basso sale il rischio di recidive della malattia dopo cinque anni che è pari al 16,4% per le meno abbienti e del 12,9% per le meno svantaggiate.
Anche nel caso di tumore ormono-positivo (ricettivo delle cure con estrogeni e di minor aggressività) una nuova insorgenza della malattia riguarderebbe il 13% delle donne con maggior indice di "deprivazione sociale" ed il 9% delle altre. Inoltre la "biopsia del linfonodo sentinella" e la "chirurgia conservativa" seguita da radioterapia, che sono le procedure applicative delle linee guida standard di cura, diminuiscono del 31% e del 34% per le donne più svantaggiate economicamente.
Questa rilevazione si potrebbe collegare al fatto che le terapie sono offerte in centri specializzati non facilmente accessibili, dati i costi di spostamento, per le donne appartenenti a fasce sociali deboli. Il Professor Conte a Rovigo, ha confermato che i centri specializzati di riferimento sono pochi, ma ha annunciato un'importante novità nello screening mammografico in Veneto. "Ordinariamente i controlli si eseguono dal compimento del 50esimo anno d'età fino a 69 anni - ha affermato l'oncologo - ma il target è stato anticipato al raggiungimento dei 45 anni per valutare il livello del rischio individuale. Si prenderanno in considerazione storia familiare e densità del seno mentre parto ed allattamento rappresentano fattori di diminuzione del rischio. Lo screening andrà ripetuto se dopo i 45 anni si risconterà un rischio consistente".