Raffreddore e sindromi parainfluenzali hanno di fatto già costretto parecchi italiani a letto. Ogni anno col finire della bella stagione le consuete malattie da raffreddamento si riaffacciano puntuali in un crescendo che vede la sua apoteosi con l'arrivo dell'inverno. Secondo gli esperti quest'anno l'influenza, quella vera, vedrà il suo picco entro fine dicembre ed è stata annunciata come particolarmente aggressiva. In Australia ha recentemente lasciato parecchie vittime ed è bene ricordare che ogni anno l'influenza uccide, in tutto il mondo, dalle 250.000 alle 500.000 persone.
Tutti coloro appartenenti alle cosiddette categorie a rischio (malati cronici, operatori sanitari, over 65, etc.), per i quali il vaccino anti-influenzale è peraltro distribuito gratuitamente, faranno dunque bene a vaccinarsi. Raffreddore e influenza rappresentano le cause principali di assenza da scuola e lavoro, ma perché sono più frequenti in inverno?
Raffreddore Vs influenza: le differenze
I virus che causano queste due malattie non si comportano necessariamente allo stesso modo. Il più delle volte, il comune raffreddore si manifesta con una trilogia di sintomi:
- mal di gola;
- naso chiuso;
- tosse.
Esistono più di 200 virus che possono causare il raffreddore, ma i rinovirus sono di gran lunga i principali responsabili.
E' interessante notare che circa 1/4 delle persone affette da raffreddore ha la fortuna di non sperimentare alcun sintomo. L'influenza può essere causata da tre differenti tipi di virus: influenza A, influenza B e influenza C. Raffreddore e influenza condividono parecchi sintomi, ma ai precedenti si aggiungono:
- alta temperatura;
- dolori articolari;
- sudorazione;
- brividi di freddo.
Influenza e raffreddore sono più frequenti in inverno?
L'influenza può verificarsi in qualsiasi momento dell'anno, ma la maggior parte delle volte segue un andamento stagionale relativamente prevedibile.
I primi segni di attività influenzale iniziano di solito intorno ad ottobre e spesso raggiungono il picco in piena stagione invernale. Ma, in alcuni anni, le epidemie influenzali possono protrarsi più a lungo e durare fino a maggio. Le condizioni climatiche giocano un ruolo fondamentale: le zone temperate di tutto il mondo vedono modelli simili, con temperature fredde e bassa umidità citate tra i fattori principali.
Ma lo stesso non si può dire per le zone tropicali in cui le peggiori epidemie si verificano durante i mesi piovosi, umidi, o che vedono costanti i livelli di casi di influenza tutto l'anno. Neanche gli scienziati comprendono appieno come i virus siano in grado di esercitare il loro massimo danno a temperature sia basse che alte e nei casi opposti di umidità sia bassa che alta.
L'aria fredda intacca la nostra prima linea di difesa
I virus del raffreddore e dell'influenza cercano di entrare nel nostro corpo attraverso il naso. Fortunatamente, il rivestimento nasale presenta dei sofisticati meccanismi di difesa contro questi intrusi microscopici. Il nostro naso produce costantemente del muco in cui i virus rimangono intrappolati, perennemente rimosso da minuscoli peli chiamati ciglia che rivestono le nostre vie nasali.
Inghiottiamo il tutto e gli acidi dello stomaco neutralizzano i microbi. Ma l'aria fredda rallenta il passaggio nasale e l'allontanamento del muco permettendo così al virus di rimanere più a lungo ed aggirare questo meccanismo di difesa. Una volta che il virus è penetrato nel nostro organismo il sistema immunitario prende il controllo per la lotta all'intruso. I fagociti, che sono cellule immunitarie specializzate, fagocitano e digeriscono il virus. Ma l'aria fredda sembra rallentare anche questa attività. Inoltre i rinovirus amano le temperature fredde, rendendo difficile non soccombere al comune raffreddore una volta che il termometro crolla. Fortunatamente già ad una temperatura corporea normale, questi virus vanno in apoptosi (suicidio cellulare), permettendo una rapida guarigione.
Carenza di vitamina D?
Durante l'inverno, i livelli di radiazioni UV sono molto più bassi rispetto all'estate, inoltre tendiamo per ovvie ragioni, a passare il tempo all'interno di locali chiusi. Ciò ha un effetto diretto sulla quantità di vitamina D prodotta dal nostro corpo. È stato dimostrato che la vitamina D è coinvolta nella produzione di una molecola antimicrobica, capace di limitare il grado di replicazione del virus dell'influenza negli studi di laboratorio. Alcuni ritengono dunque che l'assunzione di supplementi di vitamina D, durante i mesi invernali, possa in qualche modo aiutare. Ad esempio uno studio clinico del 2010, pubblicato sull'American journal of clinical nutrition, ha dimostrato che i bambini in età scolare che assumevano vitamina D-3 ogni giorno presentavano un rischio ridotto di sviluppare un'infezione influenzale da influenza A.
Tuttavia, i risultati di un ulteriore studio clinico - pubblicato all'inizio di quest'anno su Jama - hanno rilevato che alti livelli di supplementazione di vitamina D non danno alcun effetto. A voi la scelta.
Colpa dei luoghi troppo affollati e poco arieggiati?
Un altro motivo comunemente citato, che contribuirebbe alle infezioni da raffreddore e influenza, sarebbe la tendenza a passare più tempo in luoghi chiusi, poco arieggiati e affollati, con l'arrivo della brutta stagione. Si ritiene che ciò ci esponga a due effetti:
- gli spazi affollati aiutano i virus a diffondersi da persona a persona;
- il riscaldamento centralizzato provoca una diminuzione dell'umidità dell'aria, che - come abbiamo già visto - è legata alle epidemie di influenza.
Tuttavia, molti di noi vivono in spazi affollati tutto l'anno e anche questa teoria non può spiegare i tassi di influenza. In conclusione a parere degli esperti tutte queste variabili, temperatura, umidità, affollamento, nonché i viaggi contribuirebbero al rischio complessivo di trasmissione dei virus.