L’iperattività è un disturbo dell’attenzione selettiva. La persona iperattiva è incapace di concentrarsi per un periodo di tempo prolungato su un’unica attività: per questo motivo i bambini iperattivi hanno nella maggioranza dei casi problemi scolastici e comportamentali, disturbando la classe e non riuscendo a studiare adeguatamente. Il bambino iperattivo, ovviamente, non sceglie di tenere un comportamento piuttosto che un altro: spesso inizia un gioco, un compito che vuole portare a termine e che addirittura lo appassiona, non riuscendoci e dovendo iniziare una nuova attività.

Il disturbo dell’attenzione deriva, con tutta probabilità, da un difetto evolutivo nei circuiti cerebrali che stanno alla base della funzione inibitoria e dell’autocontrollo.

Come si manifesta il fenomeno?

L’iperattività ha una prevalenza sul sesso maschile è, contrariamente a quanto si credeva un tempo, con l’età adulta può non scomparire: per l’impulsività e la mancanza di controllo che tale diagnosi comportano, presso molti ambulatori medici è diventato abitudine prescrivere ai bambini iperattivi un farmaco, il Ritalin. Il Ritalin, somministrato ad una fascia di età che va dai bambini di 6 anni agli adolescenti di 18, va ad agire e attivare alcune aree cerebrali, riducendo il comportamento impulsivo e riuscendo a migliorare l’attenzione e la concentrazione.

Nonostante gli effetti positivi, molto spesso le compresse del medicinale vengono prescritte senza assicurarsi di provare prima altre terapie per l’iperattività, come per esempio la terapia educazionale, psicologica e sociale. Il medicinale, quindi, funziona più come un sedativo che come una corretta cura per una malattia: l’efficienza del Ritalin è dovuta alla molecola di metilfenidato che si trova al suo interno e che va a contrastare l’alto tasso di cortisolo invece presente, dal punto di vista biochimica, nei bambini con disturbo attentivo.

La domanda che bisognerebbe dunque farsi è: perché il bambino ha un livello di cortisolo troppo alto? Esso altro non è che l’inscrizione nel corpo e nel patrimonio genetico del bambino della sua sofferenza e della sua angoscia abbandonica. Negli Stati Uniti, invece, recentemente per poter inibire il disturbo dell’attenzione si somministrano degli stimolanti, alcuni dei quasi contengono anfetamine ed altri il già citato metilfenidato, come l’Adderall, il quale non è ancora consentito invece in Italia.