Numerosi studi clinici, condotti su pazienti affetti da malattie gastrointestinali che ricevevano vari ceppi di probiotici, hanno convinto il mondo scientifico sulle proprietà benefiche di questi ultimi.

Definiti dalla FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) e dalla WHO (Organizzazione Mondiale sulla Salute) come microrganismi vivi, se somministrati in quantità adeguate, hanno significativamente ripristinato l’equilibrio microbico intestinale. Alcuni ceppi, per la maggior parte Bifidobatteri e Lattobacilli, hanno contrastato sintomi della sindrome del colon irritabile come costipazione o diarrea o entrambi, portato a guarigione pazienti affetti da colite ulcerosa, trattato efficacemente la steatosi epatica non alcolica (fegato grasso) e ridotto i sintomi da infezione di Clostridium difficile, dopo almeno un mese di trattamento terapeutico.

I ricercatori della Yale University School of Medicine di New Haven (USA), hanno descritto i dati nel lavoro pubblicato su Gastroenterology Clinics of North America nel marzo 2018.

Microbiota e probiotici

La microflora intestinale (microbiota) convive con l’organismo ospite ed è composta da 500 tipi di batteri di due gruppi: uno con azione benefica e un altro con effetto tossico.

Se l’equilibrio tra i ceppi di batteri nel colon viene disturbato da stress, scarsa ingestione di fibre (poca frutta e verdura), assunzione di cibi avariati, infezione da Helicobacter pylori, consumo eccessivo di alcol o antibiotici e farmaci, compaiono problemi digestivi (gas, crampi, acidità, gonfiore, stitichezza e diarrea) che possono favorire malattie come sindrome del colon irritabile (IBS) e infiammazione cronica dell’intestino (morbo di Chron e colite ulcerosa).

In questi casi, l’ingestione di batteri benefici (probiotici) è utile per prevenire la crescita eccessiva di batteri dannosi (Salmonella o Shigella, Clostridium, Helicobacter), rafforzare il sistema immunitario (il 70% delle cellule immunitarie si trova nell’intestino), favorire la digestione, la resistenza alle infezioni e regolarizzare la peristalsi intestinale.

I probiotici in forma liofilizzata, ingoiati mediante capsule, vivono temporaneamente nell’intestino e quindi devono essere assunti a lungo termine.

Studi clinici

Alcuni probiotici sono stati capaci di controllare la sindrome del colon irritabile (IBS), presente nel 60% degli individui caratterizzata da vari sintomi: prevalentemente costipazione (IBS-c), dolore addominale (IBS-dolore addome), diarrea (IBS-d), o anche da segnali misti.

Il Bifidobacterium lactis DN-173010, somministrato in 312 soggetti costipati, ha accelerato il transito intestinale e diminuito la severità dei sintomi dopo 4-6 settimane di trattamento; il Lactobacillus plantarum e Bacillus coagulans hanno inibito costipazione o diarrea, o entrambi.

Escherichia coli Nissle 1917 e più recentemente VSL#3 sono risultati efficaci nell’indurre e mantenere la remissione della colite ulcerosa.

VSL#3, miscela di Streptococcus thermophilus, Bifidobacterium breve, Bifidobacterium longum, Bifidobacterium infantis, Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus plantarum, Lactobacillus paracasei, Lactobacillus bulgaricus, distribuito per un periodo prolungato, ha manifestato effetti benefici nell’encefalopatia epatica (sindrome neurologica causata da sostanze tossiche non eliminate dal fegato).

Probiotici come VSL#3, Lactobacillus bulgaris, Streptococcus thermophilus e una combinazione di L. plantarum, Bifidobacterium longum, e Lactobacillus rhamnosus hanno trattato con efficacia la steatosi epatica non alcolica, sia nei bambini che negli adulti.

Sia Lactobacillus Rhamnosus (LGG ®) che Saccharomices boulardii sono stati efficienti, in 4213 pazienti, sia adulti che bambini, nel prevenire la diarrea associata agli antibiotici ed al Clostridium difficile.