Istruzione e Depressione sembrano essere temi strettamente correlati. In che modo? Recentemente l’Ocse, organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha pubblicato uno studio sulla relazione tra il livello di istruzione e salute mentale, sostenendo che, ad un più alto livello di istruzione è associato una minore prevalenza di depressione. Stimata come la principale causa di disabilità, la depressione, interessa 300 milioni di persone in tutto il mondo, colpendo le donne da due a tre volte più spesso degli uomini; nel panorama europeo, l’Italia si presenta come il Paese con il minor tasso di soggetti depressi tra gli studenti.

Cosa si intende quando si parla di depressione, e come si presenta? In questa sezione analizzeremo più da vicino la patologia, anche in relazione al mondo dei più giovani.

Una patologia a vari livelli

Definita anche disturbo dell’umore, la depressione, è solita manifestarsi come sensazione di estrema tristezza, spesso non ricondotta ad accadimenti rilevanti; le persone depresse non sono sempre in grado di spiegare perché lo sono. Un illustre esperto del settore, Aaron Beck, identificò i cinque sintomi di depressione: umore triste e apatico (1); senso di inutilità e disperazione (2); desiderio di ritirarsi dagli altri (3); insonnia e perdita dell’appetito e del desiderio sessuale (4); cambiamento del livello di attività (5).

Alla luce delle affermazioni di Beck, è possibile distinguere due livelli di depressione: disturbo distimico, e disturbo depressivo maggiore. Il primo fa riferimento alla forma più diffusa e meno grave di depressione, caratterizzata da umore basso per gran parte della giornata, per un periodo di almeno due anni. Il disturbo depressivo maggiore, invece, presenta uno stato di dolore profondo ad andamento continuo, che in una buona percentuale dei casi, sfocia nel suicidio.

Conseguenza di un particolare stile di vita: la depressione giovanile

È evidente ormai, come DNA, fattori ereditari, e cause cognitive non siano più gli unici fattori da cui dipenda l’insorgere di questa patologia. A definire i caratteri dei sempre più diffusi casi di depressione giovanile, sembra essere lo stile di vita contemporaneo.

Condizionato dalla velocità del web, mezzo che ha stravolto la visione di amicizie e amori fornendo canali comunicativi come Instagram, questo nuovo modo di vivere la vita propone alle attuali generazioni di giovani una realtà priva di emozioni reali, in cui tutte le certezze si disgregano, cedendo il posto alle incertezze. Un esempio è il Giappone, li chiamano Hikikomori, ragazzi soli e depressi che volontariamente si escludono dalla vita in comunità, per rifugiarsi tra “mura virtuali”, ormai sinonimo di sicurezza e quotidianità.

Percorso farmacologico e psicologico?

Nonostante la soluzione più immediata per il benessere del soggetto risulti essere la somministrazione di farmaci, per lo più inibitori della ricaptazione della serotonina come la fluoxetina (Prozac), è altresì consigliata, soprattutto quando si parla di ragazzi, la soluzione psicologica.

Molte sono le strategie terapeutiche, consigliate all’uso del farmaco, ma spesso ostacolate dalla famiglia, fattore attivo della patogenesi, che arriva a negare l’esistenza del disagio e della necessità di supporto psicologico.