I social network costituiscono argomento di dibattito fin dagli albori della loro nascita. Ogni anno gruppi di ricercatori delle Università più prestigiose del mondo cercano di dare una risposta definitiva al quesito: "I social network fanno bene o fanno male?". Secondo una recente ricerca britannica, negli ultimi 25 anni i social network hanno provocato un incremento del 70% di ansia e depressione.
I pericoli dei social media
Facebook, Twitter, Snapchat e Instagram: i più celebri social network sono stati oggetto di ricerca da parte della Royal Society for Public Health che nel 2017 ha pubblicato un rapporto riguardante l'impatto della realtà virtuale sulla salute mentale.
La fascia di età più colpita è quella compresa fra i 16 e i 24 anni (più del 90% è presente sui social media).
Un tweet, una notifica, un messaggio istantaneo. Che sia per un motivo o un altro i social network spingono i ragazzi all'iperattività e ad essere sempre collegati. Chi non lo è infatti risulta meno "social" degli altri, ottiene meno notifiche, followers, condivisioni o "mi piace" e viene spinto ai margini della pericolosa realtà. Diventa facile allora diventare il bersaglio dei cyberbulli o sprofondare in un senso di inadeguatezza e solitudine che può influenzare l'umore o intaccare la struttura della personalità.
Ansia, depressione, mancanza di autostima e abbassamento del proprio valore personale.
In alcuni casi per descrivere questo quadro ai limiti della psicopatologia si utilizza la dicitura "depressione da Facebook". Anche la durata e la qualità del sonno influiscono sull'umore degli utenti e l'utilizzo delle celebri piattaforme social, sempre secondo Royal Society for Public Health, sarebbe associato ai disturbi del ritmo circadiano.
FoMO e contagio emotivo
FoMO, Fear of Missing Out, è un concetto del tutto nuovo e riassume il senso di privazione e malessere che può essere sentito dalla persona quando le bacheche degli altri mostrano una vita sociale ricca e soddisfacente, tra l'altro non sempre così veritiera. Gli adolescenti sono fragili e devono lottare ogni giorno contro sessismo, pregiudizio e stereotipi nella vita reale, alla quale si aggiunge una seconda vita che può essere gradevole o diventare un altro incubo dal quale scappare.
Il "contagio emotivo" riguarda invece quel fenomeno per il quale alcune delle emozioni primarie (felicità, tristezza, paura e rabbia) vengono veicolate su larga scala come transfert, ovvero dati trasmessi velocemente di persona in persona incrementando e intensificando i sentimenti di interi gruppi sociali. Ancora una volta diventa fin troppo facile pilotare la vita dei ragazzi attraverso l'esercizio del controllo sulle loro emozioni, facendo leva su alcuni aspetti critici adolescenziali come il senso di inferiorità, di diversità o di disagio con il proprio aspetto fisico, infatti 9 adolescenti su 10 si sentono depressi a causa di un corpo mai sufficientemente all'altezza dei modelli imposti dai media.