Dopo la scoperta del genoma della malattia, un recente studio del Politecnico di Zurigo apre le porte ad una nuova particolarizzazione del virus della malaria: il suo odore. Sembra infatti che, annusando le molecole che la pelle del malato secerne, sia possibile determinarne o meno l'infezione.
Lo studio
Il lavoro compiuto dal Politecnico è stato pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (PNAS), dove viene caratterizzato un tipo specifico di VOC, composto organico volatile, prodotto dall'individuo infetto da Plasmodium, la spora colpevole della malaria.
La spora, una volta infettato il corpo della vittima, genera una reazione che cambia la concentrazione di una serie di composti chimici presenti anche nelle persone sane, risultando in una secrezione di composti organici particolari, riconoscibili con un semplice cromatografo. Il primo stadio dello studio è stato condotto tra topi e cavie, mentre il recente articolo riporta anche di una ricerca più avanzata condotta in Africa, dove a sottoporsi al test sono stati dei bambini del Kenya, alcuni già infetti ed altri ai primi stadi sintomatici.
Il metodo
L'elaborazione dei dati è stata curata e coordinata da Consuelo De Moraes che, con un dispositivo basato su un cromatografo portatile, ha aspirato aria dalla pelle dei soggetti, per poi elaborare i dati dei VOC emessi dalle cellule dell'epidermide, permettendo la classificazione del soggetto tra sano e plausibilmente malato.
Il metodo non convenzionale si è rivelato soprattutto efficace nell'individuazione di individui immuni ai sintomi del virus, ma comunque infetti. Uno dei più grandi passi avanti grazie a questi studi è proprio il poter determinare l'infezione di un possibile paziente immune che, sebbene non finisca per riportare i sintomi della malaria, continua a rappresentare un rischio non indifferente, poiché eventuali zanzare, attratte dall'odore della sua pelle, potrebbero spargere il virus ad altri individui sani.
Se altri studi si ritrovassero a seguire l'esempio di queste nuove scoperte, il morbo si ritroverebbe a fare parte di una lista in continua crescita di malattie profilate grazie all'odore. Questa nuova scoperta potrebbe portare ad un passo avanti non indifferente nella cura e prevenzione del virus, a partire dai paesi meno sviluppati, in cui la malaria ancora infetta, secondo dati aggiornati nel 2016, più di 200 milioni di persone, causando numerose vittime, soprattutto in giovane età.