La malaria continua ad essere una malattia potenzialmente mortale: ad esserne interessate sono soprattutto le zone del pianeta nell'area tropicale e subtropicale, e si stima che più di duecento milioni di persone ne vengano infettate ogni anno, generando centinaia di migliaia di decessi. Tra le classi più a rischio c'è quella dei bambini, stando ai dati che vengono forniti annualmente dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. La malaria, anche quando non uccide, compromette in maniera sensibile la vita di chi la incontra sul proprio cammino, rendendo impossibile uno stile di vita normale e rappresentando uno tra i tanti problemi sociali nelle zone in via di sviluppo.

Si trasmette in maniera piuttosto subdola, perché chi ne è infetto non palesa subito sintomi evidenti. L'obiettivo che la Scienza si pone per il futuro è proprio quella di riuscire ad anticipare la diagnosi per quanti sono malati di malaria rispetto ai tempi attuali. "Si tratta di persone da identificare" ha avuto modo di dire Consuelo De Moraes, professore di Biocomunicazione ed entomologia presso l'ETH di Zurigo.

Malaria: il fatto

Un articolo pubblicato sulla rivista a carattere scientifico Proceedings of the National Academy of Sciences ha reso pubbliche quelle che sono le evidenze scientifiche rivelate, per l'appunto, dal professor De Moraes e dai colleghi dell'Eth. Lo studio, effettuato in stretta collaborazione con il Center for Insect Physiology and Ecology di Nairobi, ha potuto rilevare quello che potrebbe essere un sistema per riconoscere la malaria in anticipo.

La ricerca ha permesso di analizzare le sostanze chimiche volatili rilasciate dalla cute dei bambini del Kenya ed è stato possibile individuare quelli che sono alcuni punti focali che possono ricondurre ad infezioni acute e asintomatiche riconducibili a fenomeni patologici come la malaria.

Inoltre, un precedente test effettuato sui ratti aveva messo in luce il fatto che l'iniziale manifestazione della malaria rende gli individui maggiormente esposti a essere "attenzionati" delle zanzare.

Il tutto andrebbe motivato proprio con i cambiamenti di odori. Sommando le due cose si è potuta iniziare ad abbozzare una tesi secondo cui la variazione degli odori umani in funzione della malaria potrebbe fornire biomarcatori destinati a diventare, eventualmente, fondamentali in una diagnosi molto più tempestiva.

Odore della malaria: il test nel dettaglio e sviluppi futuri

Il test ha riguardato ben 400 bambini del Kenya, tutti in età scolastica.

Attraverso un sistema accurato è stato possibile canalizzare i composti volatili emessi dalla loro pelle, successivamente questi sono stati posti ad un esame gascromatografico e spettometrico che ha permesso di determinare l'identità di ciascun composto. Si è così potuta generare una vera e propria classificazione dei profili d'odore, nonché differenze, per bambini infetti e sani.

I ricercatori sono stati così in grado rilevare l'agente patogeno in modo estremamente rapido, sebbene in alcuni casi fosse presente in quantità minuscole e non era ancora osservabile al microscopio

Un passo avanti importante, ma adesso bisognerà trovare il modo di applicare questi biomarcatori a costi sostenibili per i vari sistemi sanitari e successivamente si potrà intervenire in maniera decisamente più rapida su una patologia che può portare a conseguenze piuttosto serie.