Comunemente vengono chiamate "smart drugs" (in italiano "droghe intelligenti"), ma non sono altro che farmaci utilizzati appositamente per rendersi più efficienti e migliorare la propria concentrazione e prestazione, sia nel lavoro che nello studio. Un fenomeno decisamente pericoloso, ma che sta conoscendo un aumento considerevole negli ultimi anni soprattutto negli USA e in Europa.
Cosa dice l'ultimo studio sulle 'smart drugs'
Uno studio condotto da Larissa Maier, psicologa dell'Università della California (San Francisco), pubblicato nell'International Journal of Drug Policy e ripreso da Nature online, illustra una crescita dell'utilizzo di farmaci che incrementano l'attività psicofisica nel corso degli ultimi due anni: il 14% degli intervistati ha ammesso di aver assunto questo tipo di farmaci almeno una volta prima dell'anno 2017, mentre nel 2015 si era registrata una percentuale soltanto il 5%.
Sembra che lo stile di vita sempre più attivo e frenetico influenzi moltissimo la decisione di assumere queste "droghe intelligenti" per restare al passo con le attività in cui si è coinvolti. Prevalentemente interessati dal fenomeno sono gli Stati Uniti, ma si registrano casi sempre più numerosi anche in Europa: l'utilizzo più "intensivo" che se ne fa è stato registrato in Francia, Regno Unito, Olanda e Irlanda.
Per cosa sono indicati realmente questi farmaci
La prescrizione medica riguarda il trattamento del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD); sarebbe dunque indicata perlopiù per i soggetti che a causa di insonnia o di lavori con turni notturni sono costretti a regolarizzare l'alternanza sonno-veglia.
Spesso, però, questi farmaci vengono prescritti anche a quei soggetti del tutto sani che "volontariamente" si inducono iperattività per migliorare le proprie performance lavorative o per incrementare la concentrazione nello studio. Ma non è tutto: ci sono comunque quei soggetti che per ottenere gli stessi effetti fanno ricorso a sostanze stupefacenti, come la cocaina.
Come ci si procura le 'smart drugs'?
Molti dei soggetti intervistati hanno dichiarato di essersi procurati le cosiddette "smart drugs" tramite conoscenti e amici che spesso le assumono personalmente (circa il 48%), oppure se le procurano tramite internet o da un rivenditore. Le persone che invece intendono essere più responsabili con loro stesse e che, quindi, chiedono un consiglio prettamente medico, sfiorano appena il 4%.