Uno studio italiano, condotto dalla ricercatrice sarda Franca Deriu, ha ricevuto un importante riconoscimento, il premio GMSI, ovvero il “Grant for Multiple Sclerosis Innovation”a Berlino. Lo studio era incentrato sugli effetti di alcuni tipi di esercizi motori sulla riduzione della spasticità e sull'incremento di forza muscolare di pazienti affetti da sclerosi multipla. La scienziata di Sassari è una degli esponenti della ricerca sarda che eccelle nel campo delle malattie neurodegenerative. In Sardegna infatti si ha un rischio talmente elevato di manifestare la sclerosi multipla da essere il sito in cui è registrata la maggior percentuale di malati al mondo.

Il premio berlinese consiste, oltre al riconoscimento ufficiale, in un importo di 30mila euro destinati al finanziamento della ricerca. Fu istituito 6 anni fa dalla Merck al fine di incentivare gli studi sulla sclerosi multipla e sul miglioramento delle condizioni di vita dei malati. Un numero in rapida ascesa che conta circa 114mila malati solo in Italia con oltre 3400 casi nuovi all'anno. Inoltre i malati devono affrontare, oltre alla disabilità cronica e degenerativa, anche una mancanza di personale dedicato, problemi economici e lavorativi.

Lo studio della dottoressa Deriu

La ricerca della dottoressa sarda è incentrata sugli effetti di un determinato esercizio, detto “eccentric strength training”, sul miglioramento motorio dei malati di sclerosi, dal momento che mira a ridurre gli effetti spastici ed a migliorare la forza dei muscoli.

La Deriu spiega come la ricerca, finanziata dalla FISM, abbia mostrato un cambiamento in malati con debolezza e spasticità: si è osservato un forte calo dell’ipertonia spastica dopo l'esecuzione di contrazioni muscolari con allungamento del muscolo durante la sua contrazione sotto carico, la contrazione eccentrica. L'esercizio è stato quindi rivolto ai pazienti con sclerosi associata a debolezza, dolore e spasmi muscolari, per i quali fino ad oggi esistevano solo rimedi di natura farmacologica che spesso hanno notevoli effetti collaterali.

Un nuovo approccio non farmacologico potrebbe fornire al medico ed al fisioterapista un'arma in più per attenuare i sintomi.

La fisioterapia e l'ausilio delle scienze motorie

Lo studio si è dunque svolto in collaborazione di un fisioterapista ed uno scienziato motorio, la cui presenza è fondamentale per sviluppare metodi oggettivi di misurazione della spasticità, e non soggettivi come quelli usati al momento.

Lo studio cerca in un primo momento di misurare con strumenti la resistenza che l'arto interessato all'esercizio oppone al movimento passivo, e la misurazione dovrebbe esprimere il grado di spasticità. In un secondo tempo dovrà equiparare gli effetti riscontrati con quelli ottenuti con le convenzionali tecniche riabilitative. Secondo la dottoressa Deriu l’allenamento eccentrico non solo aumenterebbe la forza muscolare, ma agirebbe sulle retrazioni capsulo-muscolo-tendinee, in modo da rimodellare la struttura “malata” dei tessuti molli che determina la posizione anomala e poco funzionale dell’arto spastico. Inoltre, aggiunge, ridurrebbe di molto la “fatica” che è uno dei sintomi peggiori della malattia.