Chi vive da solo rischia di ammalarsi molto di più di demenza o di Alzheimer. Secondo un recente studio, condotto da ricercatori della Florida State University e pubblicato su The Journals of Gerentology, la solitudine sarebbe estremamente dannosa per la Salute mentale e, in particolare, farebbe aumentare fino al 40 per cento in più, l’insorgenza di patologie strettamente legate all’invecchiamento celebrale. Il rischio sarebbe indipendente dal grado di istruzione, di genere e di provenienza geografica.

Solitudine e Alzheimer: i risultati della ricerca scientifica

La ricerca condotta in Florida sarebbe la prima ad essersi basata su un campione molto vasto di volontari e in un tempo di osservazione estremamente prolungato. I soggetti coinvolti nello studio, circa 12mila, erano tutti over 50 ed inseriti nel “Health and Retirement Study”, in pratica uno studio sulla salute messa in relazione all’isolamento. Nella ricerca sono state prese in considerazione varie situazioni in ambito sociale e familiare dei vari soggetti e le loro abitudini di relazione. L’osservazione attenta dei gruppi di studio ha valutato, per circa 10 anni, le abitudini comportamentali dei volontari. Alla fine della ricerca, in circa 1100 soggetti sono emerse problematiche riconducibili alla demenza.

Dallo studio, sarebbe emerso lo stretto legame tra questo tipo di patologie mentali e la condizione di solitudine dei soggetti. Sentirsi soli, in pratica, aumenterebbe del 40 per cento il rischio di demenza nel corso di 10 anni. La solitudine, quindi, può determinare effetti molto gravi e devastanti sul cervello delle persone, in particolar modo Negli anziani.

Come agisce il meccanismo della solitudine sulla malattia

La condizione di isolamento, che implica di conseguenza la solitudine, può essere riconducibile sia ad una scelta di tipo personale, sia a situazioni contingenti che si sono determinate per vicende legate agli eventi della vita. Le ricerche hanno evidenziato che il cervello delle persone che soffrono di solitudine ha delle dinamiche diverse rispetto a coloro che vivono una vita sociale appagante.

Il cervello di questi soggetti, infatti, per una serie di problematiche anche legate alla paura del rifiuto, li porta ad allontanare potenziali contatti sociali. Ma, a lungo andare, ci si trova nella reale condizione di estrema solitudine che danneggerebbe ulteriormente il loro cervello, portandolo ad inevitabili e continui ‘black-out’ riconducibili, a lungo andare, a patologie molto serie e devastanti come la demenza e il morbo di Alzheimer.