Secondo Roberto Burioni sarebbero gli italiani ad infettare i migranti e non viceversa. La tesi del celebre virologo, icona “pro-vax” e star dei social dalle simpatie politiche ormai abbastanza note (si veda la partecipazione all’annuale convention di Matteo Renzi alla stazione Leopolda di Firenze), ha scatenato una tanto prevedibile quanto rumorosa ondata di polemiche in rete. A scatenare il dibattito è stato un post apparso sul sito del popolare medico e divulgatore marchigiano, dove si riportavano i risultati di alcuni studi illustrati sul forum della rivista scientifica “The Lancet Infectious Diseases”, autorevole fonte per i ricercatori di tutto il mondo.

Migranti, Burioni accende la polemica: 'infezioni contratte in Italia'

“I batteri resistenti li contraggono quando sono costretti a vivere in condizioni inumane” scrive il dottore di Pesaro riferendosi agli immigrati che sbarcano in Italia (da tempo “luogo di primo approdo” per chi parte dall’Africa) e in altri Paesi in cui la resistenza ai farmaci degli antibiotici è particolarmente radicata. Un’affermazione eclatante, quella messa nero su bianco da Burioni sul sito web “Medical Facts” non a caso introdotta da un significativo “tenetevi forte” rivolto ai lettori dell’articolo in questione. E le reazioni, come previsto, non si sono fatte attendere. Tra i primi a scagliarsi contro lo scienziato di area “dem” i giornalisti del quotidiano “La Verità” diretto da Maurizio Belpietro, già schierati su posizioni controcorrente in materia di obbligo vaccinale: senza mezzi termini, i contenuti del pezzo “incriminato” sono stati definiti alla stregua di “balle”, provocando la puntuale e vibrante controffensiva del diretto interessato, pronto a rispedire al mittente le accuse.

Burioni, bufera per la tesi sulle malattie trasmesse dagli italiani agli stranieri

Quanto pubblicato a proposito delle infezioni contratte sul suolo italiano dai migranti, ad avviso del virologo, rappresenta “una corretta e rigorosissima lettura dell’articolo del Lancet Medical Disease”, con in più la benedizione dell’autorevole Pier Luigi Lopalco, professore ordinario di Igiene all’Università di Pisa, che ha sposato in toto le argomentazioni del collega considerandola “impeccabile”.

Nessuna marcia indietro, quindi, da parte dell’estensore di una tesi destinata a far discutere ancor più del sempre caldo tema dei 10 vaccini obbligatori sui bambini introdotti dalla legge Lorenzin con l’avallo unanime, o quasi, della comunità scientifica nazionale.