Il coronavirus tiene mezzo mondo con il fiato sospeso. E' solo di ieri la notizia di un caso sospetto a Bari, una cantante di ritorno da un viaggio in Cina, ricoverata in isolamento nel Policlinico del capoluogo pugliese in attesa che vengano accertate le sue reali condizioni di Salute.

La psicosi è nell'aria, complice anche la concomitanza con l'influenza stagionale i cui sintomi sono simili proprio a quelli del coronavirus.

Un virus sconosciuto

Il vero problema è che si sa ancora molto poco su questo virus. I virologi, pur mantenendo un grado moderato di allerta, convergono nell'affermare che la scarsità di informazioni è il vero nodo da sciogliere per affrontare la situazione. Sarebbe importante capire i tempi di incubazione, le possibilità di contagio, le varie tipologie di aggressività e, non per ultimo, comprendere quali condizioni del paziente favoriscano le complicazioni di questa infezione.

Buone notizie dagli Usa

Dagli Stati Uniti, dove già è stato confermato il primo caso a Seattle, arrivano però buone notizie.

Il prof.Thomas Ksiazek, il virologo che ha lavorato sull'Ebola, la Sars e la Mers, nel corso di un'intervista rilasciata all'AGI, ha annunciato di essersi messo a lavoro, insieme alla sua equipe dell' University of Texas Medical Branch, per un vaccino contro il coronavirus.

Lo scienziato ha sottolineato come questa infezione stia seguendo un percorso molto simile alla Sars che, ricordiamo, dal 2002 al 2003 ha ucciso circa 750 persone infettandone 8000: è proprio il terreno già tracciato all'epoca a permettere adesso una più rapida organizzazione sia in ambito scientifico sia in quello logistico come ad esempio l'isolamento di alcune città cinesi.

Le tempistiche per il vaccino, ha assicurato il prof.

Thomas Ksiazek, saranno molto brevi. Il vero ostacolo, infatti, non sarà crearlo, ma la fase regolatoria che prevede degli studi preclinici (test in "vitro" e su esseri viventi per valutarne l'efficacia, la sicurezza e la qualità) e clinici (test sugli esseri umani) prima di poterlo sottoporre alle autorità competenti. La conclusione di queste due fasi potrebbe portare ad un anno di attesa per l'effettiva disponibilità. Tempi ragionevoli dal punto di vista scientifico, un po' meno da quello umano. Per questo è fondamentale contenere il virus e, per chi è costretto ad andare in Cina, seguire scrupolosamente le norme igieniche diramate: lavarsi le mani accuratamente, evitare luoghi affollati, non mangiare carne o uova poco cotte, tossire o starnutire su un fazzoletto e consultare immediatamente un medico ai primi sintomi sospetti senza sottovalutarli. Regole banali, ma che, per ora, sono le uniche in grado di fare la differenza.