Si chiama Meldonium, è un farmaco prodotto in Lettonia e aiuta i pazienti sani che lo assumono a sentirsi invincibili. Il farmaco vietato dalla Wada, Agenzia mondiale antidoping, a partire dal primo gennaio 2016, ha già mietuto moltissime vittime in seguito ai controlli sugli atleti. Dalla stella del Tennis mondiale Maria Sharapova, alla nuotatrice Yulia Efimova sono ormai più di 100 le positività riscontrate in atleti di origini perlopiù est europee e russe.
Cos'è il Meldonium?
Sviluppato per il trattamento delle ischemie, favorisce la circolazione del sangue. Il Meldonium è stato utilizzato persino dalle truppe russe in Afghanistan per non sentire la fatica e migliorare le prestazioni fisiche. Se assunto infatti da un soggetto sano, sono numerosi i benefici atletici che ne derivano. In un atleta in perfette condizioni fisiche migliora la capacità di resistenza allo sforzo, diretta conseguenza del maggior apporto di ossigeno ai muscoli. Si è poi inoltre scoperto che favorisce recuperi miracolosi, diminuendo livelli di acido lattico e d'urea prodotti dall'organismo.
La Wada ha monitorato per un anno il farmaco, annunciando già a settembre 2015 la forte intenzione di volerlo inserire tra i farmaci proibiti che favoriscono l'alterazione metabolica.
Positività clamorose
Maria Sharapova, leggenda vivente del tennis, ha ammesso di averlo assunto per ben 10 anni per curare il diabete, sebbene gli esperti abbiano escluso possa servire come terapia per tale malattia e ne consiglino l'uso per non più di 4-6 settimane. Altra positività eccellente è quella di Yuliya Efimova, ragazza copertina dello sport russo, bronzo olimpico nei 200 rana e campionessa del mondo nei 100. La nuotatrice fu squalificata già nel 2013 per steroidi e questa seconda positività potrebbe esserle fatale, escludendola a vita dal mondo dello sport professionistico.
Come detto le positività riscontrate hanno superato in totale le 100 unità, difficile credere che tutti questi atleti fossero inconsapevoli dei benefici fisici dovuti all'assunzione del farmaco o che dovessero prenderlo per ragioni di salute. Un passo avanti per uno sport più pulito, ma una vicenda che mette in luce quanto sia ancora diffuso il doping fra gli atleti agonisti.