La Katusha non sarà sospesa dall’attività agonistica come dettato dal regolamento antidoping dopo essere incappata in due positività dei propri corridori nel giro di un anno. E’ la sentenza, che non mancherà di far discutere, della Commissione disciplinare dell’Uci. Le positività di Paolini e Vorganov avrebbero dovuto far scattare un periodo di sospensione per tutta la squadra, ma la Commissione ha posto i due casi su un piano diverso. Quello dell’italiano, positivo alla cocaina, non è stato considerato un doping atto a migliorare la prestazione sportiva, e per questo la squadra è stata salvata.

Katusha, doppio caso di doping, ma niente sospensione

Il primo intoppo nella rete antidoping dei corridori Katusha risale allo scorso mese di luglio, quando Luca Paolini fu fermato durante il Tour de France. Il corridore lombardo risultò positivo alla cocaina, un caso che ha fatto molto rumore nel mondo del Ciclismo. Nei giorni scorsi è arrivata invece la notizia della positività al meldonium di Eduard Vorganov.

Il regolamento antidoping prevede una sospensione che va dai 15 ai 45 giorni per una squadra che incorre in due casi di doping per i propri corridori nell’arco di 12 mesi. La sentenza della Commissione disciplinare è stata però sorprendente e molto morbida verso la squadra russa. Nessuna sospensione perché il caso di Luca Paolini non può essere definito un doping per migliorare le prestazioni sportive.

La positività alla cocaina di Paolini vale quindi per una squalifica personale del corridore, tra l’altro non ancora comminata, ma non per contribuire alla sospensione della sua squadra. Un’interpretazione che rischia di fare ulteriore confusione nel mondo del ciclismo, anche se la Commissione difende e motiva la sua sentenza: “Anche se il caso di Paolini rientra nell’applicazione delle norme antidoping per il corridore in questione, l’imposizione di conseguenze negative per tutta la squadra sarebbe sproporzionato e inadeguato” si legge nella dichiarazione della Commissione.