È ormai sulla bocca di tutti la vittoria della scuderia di Maranello all'Albert Park, che ha stupito il mondo della Formula 1, riportando l'ambiente Ferrari a pensare positivo, dopo una serie di annate decisamente negative. L’entusiasmo però, non deve suscitare eccessiva sicurezza negli addetti ai lavori, perché, come il Team Principal Arrivabene ha spesso ricordato nel corso del suo lavoro al "cavallino rampante", il mantra "testa bassa e lavorare" non è cambiato. Le gerarchie sono sempre le stesse: Mercedes è ancora la squadra da battere, e l’unica differenza rispetto agli anni precedenti si vede, per ora, soltanto nella classifica.

I confronti prima della gara non sono stati vuoti e fini a se stessi, ma hanno portato alla luce delle idee e intuizioni interessanti, rivelatesi azzeccate. Le nuove monoposto sono finalmente belle a vedersi, un connubio di carbonio e appendici aerodinamiche che sfrecciano in curva a velocità impressionanti. L'Albert Park non è sicuramente il tracciato adatto per testare appieno le capacità delle nuove vetture, anche se nella curva più veloce del circuito australiano - la 14 - si è registrato un consistente incremento della velocità rispetto agli anni passati, tra i 20 e i 30 km/h, passando dai 180 agli oltre 200 Km/h di quest’anno.

Inoltre, finalmente le monoposto mettono a dura prova le capacità del pilota.

Infatti, se da un lato si assiste ancora allo stucchevole uno-due di scuderia, con i compagni di squadra che spesso si trovano l'uno dietro l'altro sulle tabelle dei tempi; dall'altro è emerso un gap importante anche tra piloti dello stesso team. Questo dato è emerso sia in qualifica, dove i piloti più esperti hanno "dato pasta" ai compagni meno avvezzi a tali palcoscenici (vedi Massa-Stroll, rispettivamente 7° e 19°, e Grosjean-Gutierrez, 6°e 17°); sia in gara, dove è parso evidente fin dai primi giri il divario esistente tra Hamilton-Vettel nei confronti di Bottas-Räikkönen.

Il ruolo delle gomme

Fermo restando che pneumatici così larghi non renderanno per niente vita facile ai piloti per quanto riguarda i sorpassi (chiedere a Hamilton per conferma: i giri dietro Verstappen sono stati una vera agonia per il britannico), le prestazioni sono sicuramente all’altezza del nome che portano sul loro fianco: la tenuta si è dimostrata ottima, e non c'è stata alcuna avvisaglia dei cali improvvisi che subivano nelle stagioni precedenti, dopo alcuni giri tirati in gara.

Il circuito dell'Albert Park, dati alla mano, non è una pista eccessivamente probante per le gomme, e lo si evince dagli stint più lunghi effettuati in gara: Vandoorne ha percorso 46 giri con le soft, Magnussen 43 con le supersoft e Kvyat ben 34 con le ultrasoft.

L’appuntamento in Australia è stato, in conclusione, solo un assaggio di quello che ci attende nel corso della stagione, visto che in Pirelli prevedono un ulteriore abbassamento dei tempi sul giro di circa 2 secondi. Numeri importanti, che preludono ad una stagione ricca di colpi di scena e di testa a testa. Finalmente.