Il velodromo di Tokyo 2020 si è tinto d’azzurro in questa terza giornata del programma olimpico di Ciclismo su pista. Il quartetto dell’inseguimento a squadre composto da Filippo Ganna, Francesco Lamon, Simone Consonni e Jonathan Milan ha piegato la Danimarca in una finale di rara intensità, prendendosi la medaglia d’oro a ritmo da record del mondo. Per il ciclismo su pista italiano è un risultato storico, in una disciplina classica e che aveva portato successi in serie fino agli Sessanta per poi cadere in una crisi da cui si era risollevata solo con qualche sprazzo sporadico.
Villa: ‘Credevo che restasse un sogno’
L’ultima medaglia d’oro dell’inseguimento a squadre risaliva alle Olimpiadi di Roma 1960, l’ultimo acuto di una scuola che aveva dominato il campo fin dagli albori della specialità. Negli ultimi anni l’inseguimento ha ritrovato slancio e il primo segnale era stata la qualificazione alle Olimpiadi di Rio, archiviata con un quinto posto. Quel piazzamento è stata la base di partenza per far crescere ulteriormente un gruppo molto giovane, cementato dal CT Marco Villa, e i risultati sono stati un crescendo entusiasmante in questi cinque anni.
Il quartetto azzurro è arrivato alle Olimpiadi di Tokyo 2020 con il ruolo di seconda favorita alle spalle della Danimarca, e la finale è stata la resa dei conti tra le due squadre più forti.
I primi due chilometri sono andati via in equilibrio a ritmi vertiginosi, poi i danesi sono riusciti ad allungare ad otto decimi di vantaggio. Negli ultimi due giri però Filippo Ganna è riuscito a dare la strattonata decisiva alla squadra azzurra e a compiere il sorpasso nelle ultime pedalate, concretizzando la strategia preparata prima della corsa e che prevedeva questo finale arrembante.
Il ciclismo azzurro ha così colmato un vuoto di 61 anni, dalla magica edizione di Roma 1960, quando per l’ultima volta il quartetto dell’inseguimento aveva conquistato la medaglia d’oro. “Credevo che restasse un sogno” ha confidato il Ct Marco Villa dopo il trionfo, che ha raccontato come la giornata di ieri, in cui i danesi sono caduti e i suoi ragazzi hanno battuto il record del Mondo, sia stata una svolta determinante.
“I danesi in alcuni momenti, in questi anni, mi sembravano inarrivabili. Ieri è stato determinante, li abbiamo annichiliti con il nostro record del Mondo. Siamo partiti consapevoli che non dovevamo lasciarli scappare, non potevamo dargli fiato per non fargli ritrovare sicurezza” ha aggiunto Villa, ringraziando poi tutto lo staff della nazionale e gli altri atleti che hanno fatto parte del quartetto nei cinque anni passati da Rio, ma che sono rimasti in panchina a Tokyo, come Elia Viviani, Liam Bertazzo e Michele Scartezzini.
Ganna: ‘Volevamo di più dell’argento’
Rafforzati dalle certezze raccolte nella giornata di ieri, gli azzurri sono partiti senza remore nella finale per oro e argento che li ha contrapposti alla Danimarca.
Francesco Lamon ha lanciato il quartetto con una partenza impeccabile, poi Simone Consonni, Jonathan Milan e Filippo Ganna hanno tenuto altissimo il ritmo nelle fasi centrali, fino all’accelerata prodigiosa del campione mondiale a cronometro che ha concretizzato il sorpasso e la medaglia d’oro.
“Sapevamo che la medaglia d’argento era una specie di paracadute, ma volevamo di più” ha dichiarato Ganna, la locomotiva del quartetto, nella conferenza stampa post gara. “Gli altri ragazzi mi hanno messo in una posizione ideale per fare la mia parte, mi hanno lanciato alla velocità che volevo e ho finito tutto. Ma poso assicurarvi che il lavoro di Francesco Lamon, Jonathan Milan e Simone Consonni è più duro del mio. Sapevamo di dover partire forte, seguire la nostra strategia e poi inseguirli nell’ultimo chilometro” ha aggiunto Ganna.