Nemmeno nei sogni mostruosamente proibiti degli appassionati italiani di atletica leggera ci si poteva aspettare di vivere una giornata così trionfale. Marcell Jacobs è il primo velocista azzurro a vincere una medaglia d'oro olimpica sui 100 metri nella storia ultracentenaria dei Giochi, Gianmarco Tamberi chiude il conto con la malasorte che lo aveva messo fuori gioco cinque anni fa a Rio vincendo anche lui il titolo olimpico ex aequo con il campione del Mondo Mutaz Essa Barshim.
Sono due allori che rendono assolutamente straordinario il bilancio italiano ai Giochi di Tokyo, ma sono solo le stelle più luminose di una notte magica giapponese che ha inoltre visto Alessandro Sibilio qualificarsi per la finale dei 400 ostacoli e Luminosa Bogliolo, anche se fuori dalla finale dei 100 ostacoli, stabilire comunque il nuovo primato italiano con il tempo di 12"75.
Storico Jacobs sui 100 metri
Marcell Jacobs, l'uomo più veloce del mondo. In realtà non ancora, tra i velocisti in attività è ancora Trayvon Bromell che quest'anno ha fatto fermare il cronometro su 9"77, ma ciò che il portacolori italiano ha fatto a Tokyo supera i confini della realtà: in batteria ha stabilito il nuovo record italiano con 9"94, in semifinale è arrivato terzo facendo però segnare il primato europeo con 9"84 e in finale ha messo tutti dietro con 9"80 (decima prestazione di sempre al pari con il giamaicano Steve Mullings).
Per la cronaca la medaglia d'argento, lo statunitense Fred Kerley, ha fatto segnare il tempo di 9"84 mentre il terzo, il canadese André De Grasse, si è fermato su 9"89. "Non avevo davvero nulla da perdere - ha detto il neo campione olimpico dei 100 metri - e quando ho visto Tamberi vincere l'oro pochi minuti prima mi sono chiesto 'perché non posso farlo anch'io?'. Quando siamo partiti ho iniziato a correre più veloce che potevo".
Gimbo e il gesso portafortuna
Solo pochi minuti prima della finale dei 100 metri, in effetti, Gianmarco Tamberi aveva vinto il titolo olimpico del salto in alto maschile ex aequo con Mutaz Essa Barshim. La giuria ha dato la possibilità a entrambi di scegliere come assegnare le medaglie: tanto "Gimbo" quanto il campione del mondo qatariota avevano fallito la misura di 2.39 ed erano pari con nessun errore fino ai 2.37, potevano dunque scegliere di spartirsi il trionfo o di effettuare uno spareggio, ha prevalso lo spirito a cinque cerchi e sono entrambi campioni olimpici, mentre il bronzo è andato a Maksim Nedasekau che aveva superato la misura di 2.37 fallendo però alcuni salti a differenza del percorso netto dei due vincitori.
Tamberi in occasione dell'ultimo salto ha portato il suo gesso in pedana, quello che lo aveva tenuto fermo cinque anni fa costringendolo dopo l'infortunio a saltare le Olimpiadi di Rio e che lui ha conservato in maniera scaramantica. “Ho portato il gesso in pedana - ha spiegato - non l’ho mai buttato perché per me significa tutto. Significa il giorno in cui ho deciso di provarci. Dopo l’infortunio ho passato una settimana a letto a piangere per tutti i sogni per cui ho lottato, per tutto il lavoro fatto. Un giorno ho deciso di riprovarci e quel giorno ho fatto scrivere da Chiara sul gesso ‘Road to Tokyo": ‘Proviamoci perché se ci riesco sarà incredibile'".