Mancano sette giorni esatti al gong che sancirà l’inizio delle Olimpiadi di Parigi 2024, che tra le altre novità proporrà per la prima volta nella storia dei giochi una maratona aperta a tutti, anche agli atleti dilettanti. “Con questo evento, Parigi 2024 invita i francesi a trarre ispirazione dai valori olimpici e a integrarli nella loro vita quotidiana” si legge sul sito web ufficiale della kermesse.

Percorso e condizioni saranno le stesse della maratona ‘ufficiale’, la gara per eccellenza di un Olimpiade la cui storia affonda le radici addirittura nell’antica Grecia.

Ripercorriamone le origini andando ad approfondire le storie di alcuni atleti leggendari con uno spazio infine dedicato ai nostri colori: l’Italia non centra l’oro olimpico dai tempi di Stefano Baldini, che trionfò nella mitica cornice di Atene 2004.

La storia della maratona, la vittoria dei greci sui persiani e la durata del percorso

Tutto ha inizio nel 490 a.c. quando si combatte la guerra tra greci e persiani. A sorpresa sono i greci ad imporsi nella battaglia di Maratona e un emerodromos (emerodromo – colui che solca lunghe tratte per trasportare missive e comunicazioni generiche), Filippide, viene incaricato di recarsi ad Atene per trasmettere la notizia e di coprire, correndo, oltre 40 km.

Filippide li percorre tutti di un fiato e una volta giunto a destinazione e data la notizia si accascia al suolo e muore per l’enorme sforzo profuso. La storia costituì una sorta di illuminazione per i posteri, ecco che nella prima Olimpiade moderna, quella di Atene 1896, fu inserita una corsa, chiamata appunto Maratona, lunga circa 40 km, esattamente la distanza che divide Atene e Maratona.

La lunghezza è poi stata spostata a 42 km e 195 metri in seguito ai fatti delle Olimpiadi di Londra 1908: il percorso prevedeva la canonica conclusione allo Stadio Olimpico ma per consentire alla famiglia reale di poter assistere all’arrivo degli atleti al di sotto del loro palco d’onore furono aggiunti 352 metri. Dopo Anversa 1920, la Federazione Mondiale decise di omologare la distanza che oggi è quella ufficialmente riconosciuta per il percorso.

Nelle edizioni a venire, la maratona ha regalato storie di sport e di vita che definire incredibili appare riduttivo. Noi ne abbiamo scelte due, dopo guarderemo in casa nostra, all’Italia e al suo rapporto con la mitica corsa olimpionica.

Roma 1960 e Atlanta 1996, Bikila vince a piedi nudi e Thugwane trionfa dopo essere sopravvissuto ad una sparatoria

La prima storia a finire sotto la nostra lente di ingrandimento è quella di Abebe Bikila, maratoneta etiope che vinse l’oro di specialità nelle Olimpiadi di Roma 1960 e di Tokyo 1964. La prima delle sue due medaglie è diventata leggenda: Bikila in patria era infatti solido correre a piedi nudi e una volta arrivato a Roma non trovò delle scarpe che potessero calzargli al meglio, ecco che l’atleta africano deciso di correre l’intero percorso a piedi nudi.

Col tempo di 2:15:16 l’etiope vinse alla fine l’oro passando alla storia come il primo corridore dell'Africa orientale ad aggiudicarsi una maratona olimpica.

Una storia di vita oltre che di sport è invece quella che riguarda Josia Thugwane, che pochi mesi prima di gareggiare alla Maratona di Atlanta 1996 subisce un furto d’auto nel suo paese d’origine, il Sudafrica, che culmina con una sparatoria. Il proiettile gli lambisce il mento e in seguito ai fatti l’atleta subisce una lesione alla schiena. Tutto questo non impedisce al sudafricano di gareggiare ad Atlanta, dove per praticamente tutto il tragitto rimane nel gruppo di testa insieme a Lee Bong-ju della Repubblica di Corea e Eric Wainaina del Kenya.

I tre entrano appaiati allo Stadio Olimpico ma è Thugwane alla fine a spuntarla con 3 secondi di vantaggio su Lee diventando il primo sudafricano di colore della storia a vincere l'oro.

Da Dorando Pietri a Stefano Baldini, il rapporto tra l’Italia e la maratona

Quella tra l’Italia e la mitica corsa olimpica non è mai stata una relazione semplice. Lo si era capito sin da Londra 1908 quando Dorando Pietri legò indissolubilmente il proprio nome a quello della competizione. E non per averla vinta.

Il caldo è asfissiante e Pietri corre con grande fatica l’intero tragitto presentandosi allo stadio Olimpico in testa e con un buon margine sugli inseguitori. La vittoria è scontata ma lui, emiliano di Correggio, è in condizioni disperate.

La fatica dei quasi 42 km l’ha letteralmente sfiancato e sul rettilineo finale Pietri cade.

Cade e si rialza almeno 4 volte prima di chiudere il percorso da primo aiutato però da uno dei giudici e da un medico che se ne prese cura a gara terminata. L’americano Johnny Hayes arriva secondo ma a fine gara propone un ricorso e lo vince: Pietri è stato aiutato e la sua vittoria non è valida.

Bisogna allora attendere Seul 1988 perché l’inno d’Italia riecheggi nell’aria questa volta dopo un indiscutibile medaglia d’oro. A centrare l’impresa è Gelindo Bordin, che per tutto il tragitto resta incollato ai due grandi protagonisti della vigilia, Ahmed Salah del Gibuti e Douglas Wakiihuri del Kenya. Salah tenta in tutti i modi di staccarlo ma Bordin rimane lì implacabilmente attaccato a lui.

A tre km dall’arrivo il maratoneta italiano nato a Vicenza nel 1959 riesce così a superarlo, l’arrivo nello Stadio Olimpico è una semplice passerella e Bordin diventa il primo italiano di sempre a vincere l’oro nella specialità di categoria.

Il bis per i colori azzurri arriva ad Atene 2004 e lo centra Stefano Baldini, la cui vittoria è stata resa leggendaria anche dal contesto in cui si è consumata. Nello stadio Panathinaiko, in quella Grecia in cui i giochi olimpici stessi avevano emesso i primi vagiti della loro storia. L’avversario da battere, quello che era scattato cercando di andare in fuga, è il brasiliano Vanderlei de Lima. Il corridore di Castelnovo di Sotto in Emilia Romagna lo segue e inesorabilmente, passo dopo passo, lo riprende e lo supera.

Con il tempo finale di 2:10'55 Baldini vince la gara con un minuto e venti secondi di vantaggio sull’atleta verdeoro e centra un successo epico.

Alle Olimpiadi di Parigi 2024 saranno Yeman Crippa, Eyob Faniel e Daniele Meucci a cercare di bissarne il successo per i colori azzurri.