E’scontro aperto sul decreto che ha appena cancellato la seconda rata dell’Imu da doversi pagare sull’abitazione principale: con grande sorpresa di tutti si è infatti scoperto che saranno i cittadini dei Comuni che incrementeranno l’aliquota base del 4 per mille (il limite previsto è il 6 per mille e c'è tempo fino al 9 dicembre per autorizzare il rincaro) a dover pagare metà dell’aumento. Si, perché il testo del decreto sottolinea che il governo destinerà a questi Comuni soltanto il 50% della differenza.

Aliquote Imu, i cittadini si faranno carico di metà dei rincari: i sindaci non ci stanno

La previsione per la quale il rimborso che verrà da Roma per i Comuni che opteranno per l’aumento dell’aliquota base dell’Imu non sarà totale ma parziale ha scatenato l’ira dei sindaci, considerato che metà dell’incremento sarà pagato dai cittadini. Al momento sono 873 i Comuni dove rimarrà un residuo dell’imposta sulla prima casa, e secondo quanto stimato dalla Cgia di Mestre, la coda dell’Imu 2013 potrebbe costare ad ogni residente fra i 70 e i 104 euro.



Il presidente dell’associazione dei Comuni, Piero Fassino, ha lanciato un appello al governo perché faccia “rapidamente chiarezza dato che non si può abusare della pazienza dei cittadini”, il primo cittadino di Milano, Giuliano Pisapia, ha parlato di “una follia che porterebbe allo scontro istituzionale”, e c’è addirittura chi, come il Sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia, parla di “un’azione legale da doversi muovere contro lo Stato”.



Il vero nodo della questione risiede nel fatto che in caso di copertura totale da parte del governo sarebbe quasi certamente scattata una vera e propria corsa al rialzo, tentazione nella quale sarebbe caduta la stragrande maggioranza dei Comuni considerata la crisi economica e il continuo bisogno di risorse.



Ad alimentare le critiche il fatto che il governo non abbia intrapreso la strada battuta nel 2008 quanto venne abolita l’Ici; l’esecutivo, allora guidato dall’ormai decaduto premier Silvio Berlusconi, stimò un mancato gettito di 2,7 miliardi di euro, quello effettivo dei Comuni ammontava invece a 3,4 e così la differenza venne resa ai sindaci. Oggi si è optato per un'altra via.



Adesso bisognerà attendere per verificare se il governo reagirà alle sollecitazioni mosse a gran voce dai sindaci.