Che agli italiani non manchino e non siano mai mancate la fantasia e la capacità di ingegnarsi non è una novità. Di per sè, sarebbero pure doti positive, il guaio è che non sempre vengono esercitate per scopi etici nonchè leciti. Per esempio brillano particolarmente, quando si tratta di mettere le mani al "portafoglio", per pagare le tasse.

L' Uif (Unità di Informazione Finanziaria), nel suo rapporto per l'anno 2013, ci consegna un riassunto che è praticamente un "decalogo" dell'arte di "evadere il fisco". E' noto a tutti che all'appello del fisco italiano mancano la bellezza di 130 miliardi di euro di imponibile all'anno, che significa un introito perso per l'erario di decine di miliardi di euro.

Complice la mancanza di efficienza ed efficacia della competente amministrazione; le tecniche e le modalità utili allo scopo, in gran parte già conosciute, sono numerose e svariate.

Si inizia con l'uso anomalo dei "conti correnti personali", utilizzati per veicolare operazioni inerenti l'azienda; parte dei movimenti altrimenti soggetti a fatturazione viene dirottata sui conti personali dei familiari, parenti, amici fidati e consenzienti. Per proseguire con i frequenti passaggi di denaro tra persone fisiche e persone giuridiche tra loro collegate (socio - società, proprietario - azienda e così via. Altro classico indice di evasione (di "nero", come si suol dire) è il flusso di contanti nei conti aziendali.

Ancora più efficace ed evoluto è il ricorso all'utilizzo fittizio di "prestanome", per distogliere dal controllo e far perdere nelle nebbie i titolari effettivi dei capitali movimentati, senza trascurare il metodo classico ed alla portata di tutti della fatturazione per operazioni inesistenti, mai effettuate. Chi dispone di un buon consulente, con contatti e agganci all'estero, attua tranquillamente intrecci commerciali con controparti dislocate nei "paradisi fiscali".

Le carte di credito elettroniche sono diventate un valido supporto, perchè consentono di aggirare l'ostacolo del limite all'uso dei contanti. Gli istituti bancari hanno scoperto che esistono un sacco di soggetti ignorati dal fisco che di professione fanno "il prestanome" e sono intestatari di centinaia di carte di credito prepagate.

E non è finita qui, perchè ci mancava solo lo "scudo fiscale", che ha stimolato i fantasiosi evasori a mettere in atto strane e anomale operazioni in conto corrente, aventi lo scopo di reinvestire i capitali "rientrati" in Italia.

Come potete constatare la fantasia dell'italica gente non ha limiti e confini.