Il 16 gennaio 2014 rappresenta il termine ultimo per il saldo della mini-Imu sulla prima casa, percentuale che dovranno pagare tutti i proprietari degli immobili ubicati nei Comuni che avevano alzato l'aliquota sull'Imu rispetto alla quota base del 4 per mille. Il governo ha cancellato la seconda rata sulla prima casa ma non ha trovato i fondi per compensare la perdita di entrate in queste amministrazioni locali (circa 150-200 milioni).

La mini Imu versata finisce infatti nelle casse del Comune e non dello Stato. Eppure questa differenziazione di trattamento in base alla mera collocazione geografica ha destato perplessità e suscitato polemiche non solo da parte dei contribuenti, vittime di questa situazione paradossale, ma anche degli stessi Comuni, che non ci stanno a passare da "sanguisughe" dei cittadini per una promessa che lo Stato non ha saputo mantenere.

Mini Imu: le soluzioni al vaglio del governo Letta

Per questo l'esecutivo, già in via preventiva, sta cercando di correre ai ripari tamponando il rischio di iniquità. Il Pd ha proposto un emendamento alla Legge di stabilità che permette a chi paga la mini-Imu di ottenere il rimborso: a presentare il testo della proposta è stato il deputato democratico Angelo Rughetti. L'emendamento prevede la possibilità di detrarre dalla Tasi l'importo della mini Imu.



Un'altra possibilità che si sta discutendo è quella di concedere ai Comuni la facoltà di elevare l'aliquota a partire dalle terze case in poi. In questo modo i proprietari delle prime case, ovunque queste si trovino, sarebbero esenti da qualsiasi forma di pagamento.

La soluzione verso cui si muove il governo appare quindi quella di chiedere il pagamento e poi prevedere eventualmente il rimborso, in modo da dilazionare i tempi. Ma si tratta di un tamponamento che non accontenta i contribuenti, sempre più sfiduciati verso i rimborsi ex post.