Vi abbiamo parlato ieri della richiesta, giunta da Bruxelles e dunque dall'Unione Europea, in merito alla necessità di una manovra correttiva da 9 miliardi di euro. Questa cifra non è affatto distante da quella che il governo Renzi dovrà mettere da parte per garantire a dieci milioni di italiani, l'ormai famoso 'bonus da 80 euro' che per il 2014 inciderà per ben 7 miliardi di euro sul bilancio dello Stato.
In attesa che venga deciso o no, per il prossimo autunno, un provvedimento finanziario atto a coprire tale spesa, l'esecutivo sta pensando di ripristinare la tassa di successione sulle eredità. Vediamo perchè.


Governo Renzi, torna la tassa di successione, aliquota al 20%

Il Governo di Matteo Renzi ha fatto un ragionamento che non fa una grinza. Il patrimonio 'potenziale' degli italiani, tra case ed investimenti ammonta a circa 9.500 miliardi di euro: tra immobili, terreni, gioielli siamo intorno ai 5.800 miliardi, mentre le cosiddette liquidità (conti correnti e depositi bancari, azioni, bond, fondi) ammontano a circa a 3.700 miliardi. 


Se si considera che buona parte di queste ricchezze (a stima, più o meno 6.000 miliardi) sono nelle mani di persone che hanno dai 50 e gli 85 anni, si capisce bene come le 'potenziali eredità', nei prossimi trent'anni, potrebbero rappresentare un bel movimento di capitali.
Per questa ragione, si sta pensando di applicare un'aliquota pari al 20% sulle eredità, magari con una franchigia fino a 100 mila euro, in modo che lo Stato possa avere la possibilità di incassare circa 1.200 miliardi nei prossimi 30 anni. 
Tradotto: all'anno lo Stato prevede di incassare da questa nuova aliquota del 20% sulle eredità, circa 40 miliardi. La tassa di successione, pertanto, risolverebbe non pochi problemi per il bilancio economico italiano.