Sui cittadini italiani graveranno anche per il 2016, le imposte sugli immobili, quelle che rientrano nella IUC, l’Imposta Unica Comunale. Infatti, a dicembre dello scorso anno, i contribuenti italiani hanno pagato l’ultima rata delle imposte sugli immobili (IMU e Tasi), quelle che valevano per il 2015. Prima ancora, avevano già provveduto a versare la tassa per lo smaltimento dei rifiuti, la Tari. Il Premier Matteo Renzi, nei giorni che hanno preceduto il varo e poi la lavorazione della legge di stabilità ha continuamente promesso la riduzione di questi balzelli e a dirla tutta, sembra abbia mantenuto la promessa.

Ecco quindi cosa si troveranno a dover pagare gli italiani nel 2016.

Riduzioni, abolizioni e divieto di aumentare le aliquote

Per le imposte sulle proprietà immobiliari, le tanto odiate IMU e Tasi, il Governo ha attuato una vera rivoluzione. La Tasi, per esempio, cioè la tassa che colpiva le abitazioni principali, quelle dove i contribuenti avevano la propria residenza è stata abolita. In parole povere, gli italiani non dovranno più pagare la tassa per la casa dove hanno la residenza, a meno che l’immobile non sia considerato di lusso in catasto. Sia IMU che Tasi poi, sono state ridotte del 50% per le case che un contribuente ha dato in comodato d’uso gratuito ad un figlio. In questo caso, il comodato d’uso non può essere accettato solo in parola, ma deve necessariamente essere registrato.

In ultimo, l’Esecutivo ha di fatto impedito ai comuni di aumentare le aliquote rispetto al 2015. Di conseguenza, nella peggiore delle ipotesi, cioè in quei casi in cui un contribuente e quindi un suo immobile, non rientri tra quelli a cui la tassa è stata abolita o ridotta, si troverà a dover pagare la stessa cifra pagata nel 2015.

Unico caso in cui, ai comuni è stata lasciata la libertà di deliberare aumenti è nei casi in cui, il comune stesso si trovi in dissesto finanziario già avviato.

Tassa di smaltimento rifiuti

Un capitolo a parte riguarda la Tari, cioè la tassa per lo smaltimento dei rifiuti, balzello questo sul quale al comune è stata lasciata ampia libertà decisionale.

Infatti, la Tari non ha scadenze fisse prefissate dal Governo e messe in pratica dagli Enti Locali. Per la Tari, il comune delibera le scadenze, gli importi da pagare e le comunicazioni da inviare ai propri cittadini. I Comuni fino al 2017, sono stati autorizzati dalla Legge di Stabilità a continuare ad applicare le aliquote come meglio credono. I criteri su cui si sono basati in questi anni saranno gli stessi su cui si baseranno nel 2016. Quindi, la qualità del servizio offerto, della tipologia dei rifiuti, del costo del servizio e poi dell’immobile su cui grava e del nucleo familiare che lo abita. Volendo essere cattivi, il rischio che parte del gettito mancante da IMU e Tasi, venga recuperato dai comuni grazie alla Tari, sembra essere alto.