È sicuramente questo un momento storico per l'Italia in cui sono sempre di più le famiglie e i singoli cittadini che denunciano la forte pressione fiscale. Contributi, tasse e assegni pensionistici nello specifico continuano ad essere al centro delle polemiche, spesso perché semplicemente facce della stessa medaglia. La polemica in questi giorni in particolare si è spostata proprio su questo piano, sottolineando l'interdipendenza tra questi settori. Quello che in molti si chiededono infatti è: può un Paese dove il debito pubblico è superiore al 130% del Pil sostenere una Riforma pensionistica senza l'aumento di tasse?
Secondo Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro, i meccanismi di flessibilità adottati dal Governo non andranno a gravare sul bilancio pubblico. "I nostri interventi sono pienamente sostenibili" ha dichiarato lo stesso poi durante una seduta del Senato, rispondendo in questo modo alla polemica sollevata dal Presidente dell'INPS Tito Boeri, che ha lanciato l'allarme debito sul sistema previdenziale italiano. Gli interventi sul sistema previdenziale pensionistico, secondo il Ministro, non avranno alcuna incidenza significativa sul Bilancio dello Stato. Tutti gli interventi in questo campo, inoltre, proprio per questo motivo, saranno adottati rispettando la governance dell'Inps.
E degli interventi sopra citati fanno parte sicuramente anche le nuove detrazioni fiscali Irpef 2017, di cui potranno usufruire appunto i pensionati con meno di 75 anni con un reddito minore agli 8.125 euro annui.Come sappiamo la proposta in questione era già stata elaborata nel 2016 ma, tuttavia, allora le soglie di prelievo Irpef sui redditi erano state innalzate solo per i pensionati con un'età superiore ai 75 anni, mentre quest'anno, con la Legge di Stabilità del 2017, questo riconoscimento sarà stato esteso anche a chi ha meno di 75 anni.
La novità più importante del 2017, inoltre, riguarda anche e soprattutto la no tax area, la quale passa da 7.750 euro a 8.000 euro annui lordi, con un conseguente beneficio pensionistico fiscale che potrà superare anche i 100 euro l'anno per chi si trova nel primo scaglione IRPEF.
Ovviamente, anche a seguito di un lungo intervento sindacale, il suddetto beneficio fiscale non sarà per tutti uguale, ma diminuirà al crescere del reddito del soggetto, fino ad azzerarsi qualora lo stesso raggiunga la cifra di 55 mila euro lordi annui.