Torna d’attualità la riforma del Catasto, una delle incompiute del governo Renzi che l’attuale primo ministro, Claudio Gentiloni, sembra essere intenzionato ad inserire nel piano nazionale delle riforme collegato al Def (Documento di economia e finanza), che sarà presentato il prossimo mese di aprile.
La notizia ha fatto scattare l’allarme da parte di Confedilizia, l’associazione che riunisce costruttori e proprietari di immobili, preoccupata per la stangata che questa riforma potrebbe nascondere.
Aumento delle tasse dalla nuova riforma del Catasto?
Come è noto, la riforma del Catasto era stata messa in cantiere dal governo Renzi, ma era stata ritirata nel 2015 a causa della difficoltà di garantire l’invarianza di gettito, cioè un saldo inalterato tra aumenti e riduzioni delle Tasse sugli immobili che ne sarebbero derivate.
In pratica avrebbe dovuto essere semplicemente una manovra di redistribuzione e di equità attraverso la ridefinizione delle rendite catastali, ma la complessità degli intrecci con le altre manovre fiscali non garantiva l’invarianza di gettito posta come condizione per la riforma.
Lo schema che potrebbe ora essere ripreso dal governo Gentiloni, su sollecitazione dell’Unione Europea, è proprio quello del precedente esecutivo che si basa sulla classificazione dei fabbricati in due sole categorie: quelli ordinari e quelli speciali.
La rendita catastale dovrebbe poi essere calcolata da un algoritmo dell’Agenzia delle Entrate che tiene conto del valore di mercato, della zona di ubicazione del fabbricato, dell'anno di costruzione, e del pregio dell'edificio.
L’allarme di Confedilizia sulla riforma del Catasto
Su questa ipotesi di riforma, Confedilizia ha diffuso una nota, a firma del suo presidente Giorgio Spaziani Testa, con la quale si paventa “uno scenario di ulteriori aumenti di tasse sugli immobili”, sui quali il carico fiscale risulta essere quasi triplicato dal 2012.
La priorità di un “governo responsabile”, secondo Spaziani Testa, dovrebbe essere quella, in questo momento, di intervenire con una riduzione di un eccessivo carico fiscale sul settore che sta creando danni incalcolabili all’economia, con il crollo del valore degli immobili, la chiusura di imprese e la perdita di posti di lavoro.