Il 21 settembre 2017, a Bruxelles, è stato presentato dalla Commissione europea, un dibattito sulla nuova web tax, ovvero una nuova modalità di tassazione, pensata apposta per agire sull'Industria digitale. La tempestività di questa iniziativa è stata pensata per arrivare a dicembre con una soluzione, poiché vi sono rilevanti discrepanze tra le tassazioni dei servizi tradizionali e quelle relative all'industria digitale. Dal momento che la gestione dell'intera industria digitale mondiale è molto complessa, per regolare un'univoca web tax si è pensato di agire secondo diverse opzioni, nel breve periodo.

Il riassunto della relazione dell'Ue in merito alle modalità d'azione di una nuova web tax

Nella lunga relazione proposta dall'Ue si è parlato di quanto la digitalizzazione dell'economia abbia cambiato i "modelli di business" presenti ad oggi nel mercato mondiale. Facendo, quindi, riferimento al modello attuale di tassazione, basato sulla presenza fisica di una società in una data locazione, si è ragionato sul fatto di dove, effettivamente, poter tassare e soprattutto cosa.

L'apparato esecutivo europeo pensa, invece, che sia compito dell'Ue organizzare soluzioni per tassare i guadagni delle imprese che lavorano nell'industria digitale. Il vice presidente della commissione europea Andrus Ansip, ha spiegato che l'Ue continua a chiedere di effettuare una revisione delle regole fiscali per potersi adattare alle nuove realtà emerse nel mondo.

Le tre proposte di tassazione verso l'industria digitale

A Bruxelles sono state pensate tre immediate azioni per ovviare all'accordo comune della web tax. Si è pensato di proporre una tassa sul fatturato di ogni industria digitale in un dato paese, una ritenuta alla fine delle transazioni digitali e un'imposta da effettuare ad attività, quali servizi offerti o pubblicità erogata.

La Commissione europea è cosciente dell'enorme difficoltà che un'imposizione fiscale di questo tipo può comportare. Eppure l'apparato esecutivo sa di dover agire in qualche modo.

A Bruxelles, però, risulta difficile prendere una posizione in merito alle 3 opzioni proposte. I dubbi precipui consistono nel determinare cosa sia, effettivamente, un'impresa digitale e un'attività digitale o come si possa determinare il reale fatturato di quest'ultime.

La complessità del tema della web tax, risulta evidente dal momento che le attività digitali sfondano le barriere nazionali. Alcuni colossi digitali, quali Google e Facebook si sono potuti risparmiare miliardi di euro in versamenti per questa situazione. Basti pensare che oggi l'aliquota media europea è del 20,9% nei classici settori, mentre nell'industria digitale è dell'8,5%.

La crescita economica del settore digitale è risultata sbilanciata rispetto ai settori tradizionali, per questo l'Ue si è detta motivata a ristabilire un equilibrio del mercato attraverso l'avvento di una nuova web tax, che consisterebbe in un accordo prima europeo e poi mondiale, di una legislazione nei confronti dell'industria digitale.