Un'applicazione nel vostro Smartphone o tablet e potete trasformarvi, in tempo reale, in tecnologici Indiana Jones aiutando i Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale nelle indagini per il recupero di opere trafugate. Entrate in un museo all'estero, oppure siete a una mostra o state osservando una ricca collezione privata di opere d'arte e la descrizione di queste è scarna o vi sembra di averle già viste. Basta una foto e una consultazione dei documenti messi online dai carabinieri Tutela Patrimonio Culturale anche grazie all'applicazione iTPC.

La app è scaricabile da chiunque, dà informazioni sui reperti archeologici trafugati, ha tutta la serie di bollettini periodici sulle opere rubate, ognuna corredata da immagini e relativa scheda.

L'applicazione consente di segnalare opere sospette. Con iTPC Carabinieri si può scattare un'immagine al reperto che si pensa faccia parte di quelli di dubbia provenienza e poi raffrontarla con le foto che compaiono nei bollettini dell'Arma.

Il sistema pesca dal sistema informatico dei Carabinieri Tpc, dotato di un database molto ricco e unico al mondo, ampliato in decenni di ricerche e sequestri, soprattutto agendo contro grandi trafficanti e commercianti d'arte internazionali che hanno in Svizzera uno dei maggiori punti d'azione.

In molti casi i militari hanno sequestrato, oltre alle opere d'arte rubate e ai reperti scavati clandestinamente dai tombaroli, anche gli archivi di questi grandi criminali: schede descrittive e foto delle opere trafugate prima e dopo un eventuale restauro per la presentazione a eventuali compratori di tutto il mondo (famosi musei e collezionisti privati) o a note case d'asta.

Purtroppo a molte foto non corrispondeva più la presenza di un'opera stivata nei magazzini dei trafficanti, segno che erano già state vendute. Le immagini hanno arricchito il database dei Carabinieri, rendendolo il primo al mondo, tanto da essere la base del progetto Psyche, Protection System for Cultural Heritage, la futura banca dati Interpol sulle opere d'arte, reperti trafugati: il sistema internazionale dovrebbe essere operativo dal prossimo 27 agosto.

Come valutato dall'avvocato Maurizio Fiorilli, ex viceavvocato generale dell'Avvocatura di Stato e dall'archeologo Stefano Alessandrini, personaggi che hanno fatto la storia dei recuperi internazionali in oltre un decennio, resta ancora molto da fare.

Facendo un paragone con i 5.361 reperti archeologici riportati in Italia per un valore complessivo di circa 50 milioni e presentati lo scorso gennaio al Museo delle Terme di Diocleziano di Roma, si è intuito che bisogna moltiplicare per centinaia di volte, quasi per mille, questi numeri per dare una dimensione di quanto deve ancora essere recuperato.

Fra piccoli reperti e quelli dal valore inestimabile, dovrebbero essere poco meno di quattro o cinque milioni i pezzi da riportare nel Bel Paese, per un controvalore di decine di miliardi di euro (sì, miliardi).

Molte opere sono state avvistate per caso, anche dagli stessi carabinieri, nelle sale espositive di musei internazionali noti. A far venire i primi sospetti su un oggetto, una scheda descrittiva scarna, con pochi dati e, se indicata, una generica descrizione del luogo di provenienza, ma non c'è mai una precisa data d'acquisizione a meno che non sia inventata. I militari del Tpc sono comunque preparati a riconoscere la tipologia del reperto e a intuirne la zona di provenienza. Il resto spetta ad accurate indagini.