Nel mondo della tecnologia, l’importante – anzi, l’essenziale – è essere sempre un passo avanti rispetto agli altri. Bisogna capire cosa servirà, in futuro, e attrezzarsi al fine di essere pronti, in quel futuro, con un prodotto in grado di dare ciò che l’utente vuole. Lo sanno bene a Cupertino, nel quartier generale della Apple, il luogo dove si prendono le decisioni più importanti e da cui è partita l’ultima, in ordine di tempo, operazione strategica.Si chiama “Management, Replacement and Removal of Explicit Lyrics during Audio Playbook”. È un brevetto, di fatto un vero e proprio software, che sarebbe in grado di ripulire tracce audio da parolacce di vario genere e testi espliciti partendo da una scansione preliminare dei file e restituendo un prodotto finale a prova di bambino.

Via le parolacce

Per ora, Apple ha dalla sua la sola domanda di brevetto e non l’esclusiva vera e propria, ma è più che probabile che sia solo una questione di tempo. Allo stesso modo, sembra inevitabile che Apple decida di utilizzare il “ripulitore” sui suoi dispositivi, se è vero quanto ha riportato il sito Business Insider, e cioè che la Apple Music radio “Beats 1” sta già trasmettendo musica sfrondata di ogni volgarità.

Non c’è bisogno di estese spiegazioni: ai genitori non piace che i figli ascoltino musica o audio Libri contenenti linguaggio scurrile, quindi occorre intervenire. Il problema, però, è che la gran parte del materiale in circolazione contiene un numero variabile di parolacce e oscenità, perciò, se si stringono le maglie della censura, ai suddetti figli resta poco o nulla negli auricolari.

Soluzione? Ci pensa il “ripulitore”.

La lingua secondoil software

Ai vostri figli piacciono i Rage Against the Machine? Non c’è problema, un bip qui e uno là, oppure una sfilza di “cavolo”, “accidenti” e “perdindirindina” e il brano diventa ascoltabile. Sex Pistols? Ecco che il testo di “Bodies” si trasforma a tratti in un silenzio rilassante, mentre quello di “Anarchy in the UK” passa indenne quasi per intero (non si sa, in effetti, come il “ripulitore” prenda l’annuncio di Johnny Rotten “I wanna destroy passerby”, che è terribile, ma, di parolacce in senso stretto non ne contiene proprio).

In piena adolescenza, i figli potrebbero avere l’idea folle di leggere scrittori sboccati come Bret Easton Ellis o David Foster Wallace, ma, anche in questo caso, non c’è problema, perché con il “ripulitore” riuscirebbe a dare un tocco Disney anche a Bukowski. Certo, c’è il rischio di perdere un po’ di intensità, perché è vero che le parolacce sono spesso gratuite, ma è anche vero che a volte sono proprio necessarie.

La battuta finale di Giovanni Busacca (Vittorio Gassman) nella “Grande Guerra” di Monicelli, se diventa “allora io non ti dico proprio un bel niente, testa di cavolo” non suona nello stesso modo. Per fortuna il cuore del “ripulitore” è un ammasso di algoritmi e circuiti, altrimenti potrebbe turbarsi dal dover correggere persino uno come Dante Alighieri, che le parolacce, a volte, le metteva anche in rima.