Nel 2009 la Nasa ha inviato nello spazio il telescopio spaziale Kepler per scoprire pianeti che non appartengono al nostro sistema solare e quali di questi possono essere più simili alla Terra.

Un telescopio spaziale ha delle potenzialità estremamente superiori a quelle di uno strumento di simile complessità situato sulla Terra, soprattutto per mancanza dei fenomeni difrattivi dovuti all’atmosfera che riducono la possibile definizione di un’immagine. In parole semplici un telescopio spaziale migliora la nostra vista come passare da una vista nella nebbia in Val Padana alla vista di una giornata tersa.

Il più famoso di questi oggetti è lo Hubble space telescope.

La modalità di lavoro di Kepler è misurare la variazione di luminosità delle stelle per individuare regolarità temporale delle variazioni e di intensità, per individuare in maniera indiretta la presenza di un pianeta intorno ad una stella. Un po’ come abbiamo potuto ammirare il 9 maggio scorso notando, con i corretti strumenti, il passaggio di Mercurio davanti al sole notando una piccola macchia rotonda meno luminosa sulla superficie solare.

Il campo di indagine di Kepler è dato dalla porzione di cielo individuata dalle costellazioni del Cigno, della Lybra e del Drago, esaminando un campione di 145.000 stelle.

Nella conferenza stampa del 10 Maggio Ellen Stofan ha dato l’annuncio che Keplero, dopo una periodo di raccolta dati durato 4 anni, ha individuato 4.302 potenziali pianeti, 1.284 di questi riscontrano una probabilità del 99% di essere veri pianeti, questo è il criterio minimo richiesto per assegnare lo status di pianeta.

Il criterio è espresso in termini percentuali perché vengono misurate le oscillazioni di luminosità delle stelle e confrontate con la statistica delle oscillazioni di luminosità di tutte le stelle. Solo gli eventi che hanno una regolarità tale da rispettare la regolarità ciclica di un’orbita planetaria (con una rispetto del 99% del valore atteso) sono promossi al rango di pianeti.

Altri 1.237 eventi sono più probabilmente pianeti che non pianeti, ma sono necessari ulteriori studi per accertarne il rango. Altri 707 eventi sono probabilmente fenomeni astronomici diversi dalla presenza di un pianeta.

9 dei pianeti individuati sembrano davvero simili alla Terra, per massa e distanza dalla propria stella, potrebbe questo garantire acqua allo stato liquido come sulla Terra e quindi la probabilità di vita su questi esopianeti.

Questo ha portato Ellen Stofan a pronunciare la frase che dà il titolo a questo articolo.La percentuale di cielo scandita da Kepler ha fatto estrapolare ai fisici dello Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics la mirabolante cifra di eventuali 17 miliardi di esopianeti simili alla Terra e con qualche probabilità abitabili.È anche affascinante notare come gli strumenti di indagini propri della Scienza funzionino come una autentica ramazza che da una moltitudine di sensazioni varie estrae la conoscenza degli autentici dati della realtà dell’Universo.