In Australia Facebook sta testando dall'inizio di novembre un nuovo servizio per ostacolare le "vendette", cioè la possibilità che qualcuno possa postare, all'insaputa della vittima, fotografie spinte sul social, ad esempio come vendetta per essere stati lasciati. L'operazione è semplicissima: chi vuole evitare di veder pubblicate a sua insaputa foto "piccanti", dovrà mandare le foto incriminate a Facebook. Potrebbe sembrare uno scherzo, ma non è così. Chi vuole evitare di veder pubblicate proprie foto pericolose, dovrà essere il primo a farle circolare.

Dominati dagli algoritmi

Il meccanismo è abbastanza semplice. L'utente australiano che voglia evitare di veder pubblicate proprie foto "hot" dovrà prima compilare un modulo online dell'ufficio dell'Australia eSafety Commissioner, che notificherà a Facebook l'arrivo di una richiesta. Poi l'utente dovrà mandare con Messenger la foto incriminata, che FB provvederà a trasformare in un'impronta numerica (hash). Alla pubblicazione di una nuova foto, un algoritmo la confronterà con quelle "sensibili" e, se troverà corrispondenza, stop.

Già adesso, nel mondo dei social, compreso da noi in Italia, ci sono alcune funzioni potenzialmente pericolose. Come "ricordi", "compleanni" e "anniversari" di Facebook, dove possono comparire agli utenti foto o nomi di persone decedute, o su You Tube dove, cercando un cartone animato, potrebbero comparire video fake violenti o sessualmente espliciti, e Twitter che blocca la vittima invece del carnefice solo perché il numero dei troll è superiore.

Sembra inevitabile?

Se la continua ed ossessiva ricerca del fatturato resterà l'obiettivo al quale tutto si potrà sacrificare, non ci saranno grossi cambiamenti, anzi. Affidare la propria privacy a chi trasforma la sicurezza in un mero esercizio matematico, che ha già dimostrato ampie possibilità di malfunzionamento o hackeraggio, potrebbe sembrare infilarsi da soli nella bocca dello squalo.

Le aziende si difendono affermando che gestire in pochi secondi milioni di interazioni può inevitabilmente generare qualche falla. Ma internet non è nata per "suggerire" o "consigliare", e se i big della rete scelgono in modo autoritario di privilegiare il fatturato a discapito degli utenti, potrebbe capitare che gli utenti comincino a ripensare alla Rete ed al suo modo di usarci.

Non sarete mica fra coloro che credono di utilizzare la Rete senza essere, a loro volta, utilizzati, vero?