Roma. Grandi passi avanti nelle infrastrutture nazionali grazie al Piano Banda ultralarga, il cui stato di avanzamento permette finalmente di concentrarsi sull’offerta di servizi, fondamentale, per creare una domanda solida. Iniziano anche i primi test sul 5G e il governo, con una presa di posizione di natura politica, non ha atteso il completamento della copertura della banda larga, iniziando le sperimentazioni in cinque città strategiche. Questo è quanto emerge dagli Stati generali delle telecomunicazioni, l’Italia alla svolta dell’ultrabroadband, evento tenutosi ieri, martedì 12 dicembre, ed organizzato dal CorCom con il patrocinio del Ministero dello sviluppo economico.

Perché cresca la domanda e il mercato prosegua il suo sviluppo, ha affermato nel suo intervento il Commissario Agcom Antonio Martusciello, la fiducia dell’utenza sull’utilizzo dei servizi è altrettanto fondamentale come l’alfabetizzazione digitale. Per quanto concerne le infrastrutture, l’interesse di Agcom è quello di fissare un quadro stabile e certo, requisito fondamentale per gli investitori.

Piano Bul

Il Sottosegretario del Ministero dello Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, ha sottolineato come il governo attraverso il piano Bul sia stato in grado di rimettere in moto l’infrastruttura digitale del paese, ottenendo risultati che non hanno precedenti. “Solo tre anni fa il nostro paese versata in uno stato di arretratezza tale da essere sulla lista nera dell’Itu per la gestione dello spettro – ha commentato il sottosegretario – mentre il mondo parlava di Giga noi eravamo ancora al doppino in rame”.

Il piano Bul ha il merito di aver cambiato questo panorama, anche se siamo in ritardo di circa un anno, a causa di lunghi contenziosi che hanno rallentato i lavori, in quanto nel nostro paese, dice ancora il Giacomelli, “la forza di conservazione è ancora la più forte”.

5G

La sperimentazione della tecnologia 5G non ha atteso il completamento della copertura della banda ultralarga, su precisa volontà del governo, attivando cinque nuovi progetti in altrettante città: Milano, Matera, Bari, L’Aquila e Prato.

L’Europa richiedeva l’inizio dei test in una sola città, ma l’obiettivo era quello di sfruttare a pieno l’imprenditorialità e la creatività che ci contraddistinguono nell’implementare nuovi servizi. Per tale ragione il Governo ha messo le frequenze per la sperimentazione a disposizione delle telco, in maniera totalmente gratuita, alla condizione che vengano coinvolte nel progetto altre realtà italiane, come start-up e atenei.

Separazione della rete

Amos Genish, amministratore delegato di Tim, ha ribadito il suo “No alla separazione della rete, non è una soluzione ai problemi di connettività, perché il modello italiano funziona e sta ottenendo risultati migliori rispetto a compagnie come Open Reach e British Telecom. Le esperienze di separazione avvenute in altri paesi, Svezia ed Australia in primis, non hanno ottenuto gli esiti sperati, con conseguente inversione di rotta.