Un fine anno con il botto quello di spotify. Venerdì 29 dicembre, la Wixen Music Publishing ha denunciato l'applicazione della musica streaming accusandola di avere migliaia di brani musicali senza le opportune licenze. Per questo motivo, ha anche chiesto un risarcimento danni di 1,6 miliardi di dollari.

Wixen Music Publishing, gestisce i diritti per 200 artisti, tra cui Tom Petty, Neil Young, Donald Fagen di Steely Dan, Rivers Cuomo di Weezer, Stevie Nicks e altri. La causa è stata archiviata il 29 dicembre nel tribunale federale della California.

Nella documentazione presentata da Wixen, si legge chiaramente: "Prima del lancio negli Stati Uniti, Spotify ha tentato di ottenere le licenze lavorando con le etichette, ma nella gara per arrivare per prima sul mercato non è riuscita ad impegnarsi adeguatamente per raccogliere tutte le informazioni necessarie e, di conseguenza, in molti casi ha mancato di ottenere le licenze per le composizioni facenti parte di ciascuna registrazione o di rispettare i requisiti della sezione 115 del Copyright Act".

Nel mese di maggio Spotify ha proposto un accordo da 43 milioni di dollari per risolvere una causa di class action da parte di alcuni cantautori, tra cui David Lowery e Melissa Ferrick.

Nella documentazione presentata da Wixen, viene affermato che la cifra proposta non compensa adeguatamente la società e i cantautori che rappresenta: ricordiamo che una licenza diretta di Wixen o una licenza obbligatoria avrebbe permesso a Spotify di riprodurre e distribuire le canzoni come parte del Servizio, anche mediante consegne di phonorecord digitali ("DPD"), streaming interattivo e download limitati.

Ma Spotify non è riuscito a ottenere nessuno dei due tipi di licenza e ha affidato questo ruolo all'Agenzia Harry Fox, che secondo la denuncia non possedeva l'infrastruttura per ottenere le licenze necessarie.

La risposta di Spotify e Wixen

Spotify ha depositato i documenti in tribunale venerdì affermando di mettere in dubbio che i cantautori di Wixen avessero autorizzato la società a intraprendere tale azione, sostenendo che aveva dato ai suoi clienti solo un breve periodo prima che il loro nome venisse incluso nella causa.

In una dichiarazione rilasciata martedì pomeriggio, il presidente della società Randall Wixen ha chiarito che egli e i suoi clienti non parteciperanno al Music Modernization Act introdotto a fine dicembre, che mira a semplificare le licenze digitali e ad aumentare i tassi, perché credono che l'accordo proposto sia inadeguato, poiché molti soldi se ne vanno per le spese legali.

Inoltre, la società spiega che era ed è desiderosa tutt'ora di sedersi a tavolino con Spotify per elaborare una soluzione amichevole per le sue violazioni passate e usi non autorizzati, elaborando una richiesta che sia equa per tutte le parti.

"Stiamo solo chiedendo di essere trattati in modo equo", ha continuato. "Non stiamo cercando un semplice risarcimento. Ma stimiamo che i nostri clienti rappresentino tra l'1% e il 5% della musica distribuita da questi servizi. Spotify ha più di 3 miliardi di dollari di entrate annuali e paga retribuzioni annue scandalose ai suoi dirigenti e milioni al mese per uffici ultra-lussuosi in varie città. Tutto quello che chiediamo è per loro di compensare ragionevolmente i nostri clienti condividendo una quantità minuscola delle entrate che prendono con i creatori del prodotto che vendono".

Vedremo tra qualche mese come andrà a finire la questione presentata in tribunale e vedremo se effettivamente l'applicazione più famosa di musica streaming dovrà risarcire la casa discografica.