Paradossi della nostra epoca. Oggi 1 maggio si celebra la festa del lavoro. Ma quale lavoro si celebra? Quello che manca, è precario o al ribasso, svolto magari dal caporalato della 'gig economy', o dai robot al posto degli uomini? In questo clima ibrido e di passaggio, l'ultima frontiera in un mondo che cambia drasticamente è che a selezionare candidati ora ci pensa un'intelligenza artificiale. Per accedere, forse, a un impiego, bisogna superare un serrato colloquio gestito da un robot capace di elaborare in tempi ultrarapidi una mole impressionante di dati e che sa tutto del candidato, o almeno tutto ciò che gli occorre sapere.

Succede all'ikea, multinazionale svedese del mobile che in alcuni paesi a cominciare dalla Russia ha "assunto" un'esaminatrice tecnologica chiamata Vera per reclutare personale. Una novità che per ora in Italia ancora non c'è.

Selezione non umana del personale

Ikea ha deciso di snellire e velocizzare le procedure per introdurre in azienda nuova 'forza lavoro' umana. E per farlo ha dato l'incarico a una figura non umana: Vera, robot creato da una start up russa nel 2017 grazie a due programmatori, Vladimir Sceshnikov e Alexander Uraksin. Si occupa della selezione del personale con criteri ovviamente tecnologici. Efficiente ed instancabile, l'intelligenza artificiale davvero non ha rivali umani nello svolgimento del suo compito: seleziona per ogni posizione aperta dall'azienda i migliori curricula vitae facendo un'iniziale scrematura tra le offerte pervenute, cestinando quelle che non siano in possesso di tutti i requisiti richiesti.

Seleziona dalla Rete (Google e profili social) dati del candidato in modo da conoscerne carattere, gusti, opinioni, in quantità e tempi non consentiti a una mente umana e può sostenere 1500 colloqui al giorno. Al momento parla due lingue, russo e inglese, e può avere timbro di voce maschile e femminile. Chi aspira a un posto di lavoro nella multinazionale del mobile deve passare sotto le forche caudine del software: un'intervista telefonica o video di 8 minuti: tanto basta all'algoritmo a definire un profilo psico-sociale del possibile impiegato di domani.

Certo spetta ai selezionatori umani, a cui vengono inviati dal robot i dati dei migliori candidati, prendere la decisione finale. Ma il 'grosso' del lavoro lo fa la collega non umana. Daniela Rogosic, portavoce di Ikea Russia ha spiegato al 'Washington Post' la validità di questa nuova figura professionale. Ogni anno la filiale russa riceve migliaia di curricula e siccome la selezione iniziale è lunga e complessa, questo ha spinto l'azienda dopo un progetto pilota ad assumere il robot Vera.

Fa il lavoro che prima svolgevano molti specialisti delle risorse umane abbattendo i costi.

Rivoluzione tecnologica?

Da tempo il 'recruting', ovvero la selezione del personale, in alcune realtà avanzate non è più svolta da persone in carne e ossa. Vera ad esempio è già impiegata da 200 compagnie russe nella ricerca del personale e in aziende quali l'Oreal o la Pepsi. Negli Stati Uniti e nel mondo anglosassone il 72% dei curricula secondo dati pubblicati dal 'Guardian' è esaminato da intelligenze artificiali. E pazienza se al momento un algoritmo non sia in grado di percepire le sfumature che potrebbero fare la differenza quali il tono della voce, le espressioni facciali o l'emotività del candidato.

Né abbia doti quali empatia, intuizione e capacità relazionale che finora sembrano essere qualità di pertinenza dell'umano. I programmatori assicurano che stanno insegnando a Vera a riconoscere emozioni e potenziali tendenze al conflitto dei soggetti prescelti. Prossimo passo magari sarà occuparsi oltre che delle assunzioni dei licenziamenti.