Correggere un difetto di Madre Natura per rendere totalmente efficiente la fotosintesi: sarebbe questo il risultato di una ricerca scientifica sull’argomento condotta dalla University of Illinois e dal dipartimento dell’agricoltura americano, mirata a rendere “perfetto” un processo naturale che ha dei “difetti strutturali” di base e che, se perfezionato, potrebbe aumentare sensibilmente la produzione agricola nel mondo e andare a risolvere l’annoso problema della denutrizione globale.
La continua ricerca scientifica e tecnologica, ancora una volta, è la chiave per risolvere concretamente le problematiche della società moderna.
Anche se, come tutti i parti della mente (geniale) dell’uomo, anch’essa ha dei limiti di interpretazione: si passa infatti da ricerche fondamentali nella lotta contro il cancro, a strumenti hi-tec votati alla raccolta silente di informazioni (come nel caso di Amazon Alexa) o all’utilizzo di cyber-strumenti per evidenziare falle nella sicurezza potenzialmente dannose.
Correggere Madre Natura
La ricerca avrebbe avuto al suo centro la Fotosintesi clorofilliana che, come riporta Wikipedia “È un processo chimico per mezzo del quale le piante verdi e altri organismi producono sostanze organiche a partire da anidride carbonica atmosferica e acqua metabolica, in presenza di luce solare”. In sostanza, con la fotosintesi le piante trasformano la luce del sole in energia chimica, fondamentale per la sopravvivenza della pianta stessa.
Ma, nonostante la profonda complessità del processo, esso non è esente da difetti: secondo gli studiosi, infatti, un enzima importantissimo nel processo, chiamato RuBisCO, commetterebbe un errore nello svolgere il suo compito.
Il lavoro del suddetto enzima è quello di ‘acchiappare’ le molecole di anidride carbonica necessarie al processo.
Però, per un errore ‘ingegneristico’ commesso da Madre Natura, il suddetto enzima per il 20% del tempo accumula ossigeno invece di anidride, andando involontariamente a creare un eccesso dello stesso che, onde evitare danni ingenti, obbliga la pianta ad espellerlo con un processo naturale chiamato Fotorespirazione. Secondo Paul South, ricercatore capo del progetto di studio, “La Fotorespirazione è un qualcosa che danneggia la Fotosintesi, poiché costa alla pianta energia e risorse che potrebbero essere utilizzate in quest’ultima”.
Un'arma contro la denutrizione
Lo studio condotto dai ricercatori americani sarebbe andato a modificare il processo naturale per creare una “scorciatoia” all’eliminazione del succitato ossigeno, più rapida e meno dispendiosa energeticamente per il sistema pianta. Il nuovo processo è stato testato con delle piante di tabacco, prescelte perché aventi un ciclo vita piuttosto rapido e per la loro facilità di “modifica genetica”. In circa due anni completi di test in coltivazioni “reali”, la ricerca ha prodotto risultati significativi: i ricercatori hanno scoperto infatti che le piante “modificate” crescevano più in fretta e producevano circa il 40% in più rispetto alle proprie controparti naturali.
Il prossimo step della ricerca sarà applicare questa nuova tecnica a colture più comuni e vaste come il riso, le patate ed i pomodori, nella speranza di aumentare sensibilmente la produzione globale di cibo. Secondo le stime fornite dagli stessi scienziati autori della ricerca, ci vorrà almeno una decade completa prima che la nuova tecnica di coltura possa esser applicata nelle colture tradizionali. “Se applicassimo questa tecnica alle attuali colture esistenti, potremmo nutrire 200 milioni di persone in più nei soli Stati Uniti” ha dichiarato Donald Ort, del dipartimento dell’agricoltura americano.
I numeri della fame nel mondo
Secondo i dati forniti dall’Unicef in una recente inchiesta, sarebbero circa 821 milioni le persone al mondo che soffrono la fame, circa una persona su nove.
E, nonostante una situazione globale in lento miglioramento, l’incidenza della fame in alcune zone del pianeta è cresciuta negli ultimi tre anni. In modo particolare, seguendo i dati forniti dallo studio, la situazione è peggiorata in Sud America (39 milioni di persone) e nella maggior parte delle regioni dell’Africa (256 milioni di persone), mentre in Asia la situazione sembra significativamente migliorata rispetto al passato (515 milioni di persone).
Secondo i dati forniti dall’indagine, alla base della carenza di cibo ci sarebbero una serie di motivazioni strategiche, tra cui le oscillazioni climatiche, cause dirette del buono o cattivo andamento della produzione agricola, o eventi climatici disastrosi come alluvioni e siccità, diretta conseguenza dei mutamenti radicali del clima dovuti all’inquinamento.
Ma, ad aggiungersi a questa mesta lista, troviamo anche l’instabilità politica delle succitate zone del mondo, la quale spesso sfocia in conflitti armati devastanti per la popolazione e l’agricoltura in generale, e lo spreco di cibo sistematico, con il quale secondo le stime si sprecano circa 1,3 milioni di tonnellate di alimenti ogni anno.