Dopo il successo dei primi due film, siccome non c'è due senza tre, ritroviamo nelle sale Iron Man. Tony Stark, sorprendente ed intrigante protagonista, si confronta con un nemico quanto mai minaccioso e cerca di avere ragione grazie all'astuzia e alla tecnologia della quale dispone.

Dopo aver diretto i primi due film, Jon Favreau passa il testimone a Shane Black (di cui abbiamo una vasta produzione come sceneggiatore e attore, ma un solo precedente, "Kiss Kiss Bang Bang" del 2005 come regista). Ritroviamo, invece, l'attore protagonista: il bravissimo Robert Downey Jr. veste ancora una volta i panni (e l'armatura ferrosa) di Iron Man. Al suo fianco troviamo per la terza volta Gwyneth Paltrow, oltre a  Ben Kingsley e Don Cheadle.

"Iron man 3" è il settimo film ad essere prodotto dai Marvel Studios per la saga Marvel Cinematic Universe. 

Stan Lee, che compare per un cameo in "Iron man" e in "Iron man 2", ha creato insieme a Larry Lieber il personaggio (eroico, sì, ma alquanto buffo) nel 1963. L'esordio di Iron Man è sul numero 39 di "Tales of Suspense".

Siamo abituati agli eroi della Marvel e investiti dalla portata del modello spesso filo-americano che propongono. Eppure, nessun supereroe firmato Stan Lee è esplicitamente anticomunista quanto lo è il ricco industriale Tony Stark. La guerra in Vietnam è lo sfondo iniziale della vicenda ma anche il bersaglio propagandistico del fumetto. Il ricchissimo protagonista appoggia infatti la guerra in Vietnam (incuneandosi scomodamente in un periodo storico, gli anni '60-'70 appunto, in cui la protesta studentesca statunitense e non solo di opponeva strenuamente a quel conflitto).

Iron Man non è un eroe "innocuo" come altri, non è rinchiuso in un mondo di carta e poi di pellicola avulso dalla politica e dall'attualità. E' radicato nella realtà più di altri, e per questo la sua interpretazione è molto più delicata. Il film "Iron Man 3", grazie al grandioso cast, si offre in ogni caso come un film del tutto godibile (soprattutto a chi non nutra sentimenti anti-americani e si disinteressi di analisi e interpretazioni politiche, o semplicemente sappia scindere le cose).