Dopo le crescenti proteste per i messaggi d'incitamento all'odio ospitati, spesso portati alla luce dai recenti fatti di cronaca, Facebook ammette le proprie colpe. A farlo, in un lungo messaggio postato sul social network, è Marne Levine, la vice presidente della Global Public Policy di Facebook. Nel testo si ammette che le politiche di contrasto a quello che tecnicamente viene definito hate speech, i messaggi d'odio, hanno fallito.
A costringere all'ammissione le proteste delle associazioni per i diritti civili, che molto spesso nel corso degli anni hanno accusato Facebook di fare scarsa vigilanza su quanto viene messo in rete dai propri utenti.
In America in prima linea in questa battaglia è l'organizzazione a difesa dei diritti delle donne WAM (Women, Action and the Media). L'associazione lo scorso 21 maggio aveva invitato Facebook a rivedere i propri meccanismi di contrasto ai messaggi d'incitamento alla violenza e all'odio.
Tra gli esempi portati da WAM pagine dal titolo "Stupra con violenza la tua amica per farti quattro risate", oppure "Dai un calcio nel sedere alla tua ragazza perché si rifiuta di farti un panino". Le donne iscritte a Facebook venivano poi invitate a scrivere alle aziende che sfruttano il social network per fare pubblicità per convincerle a rimuovere i loro messaggi pubblicitari.
Detto fatto: in poco tempo le associazioni femministe si sono mobilitate e aziende come Nissan e Nationwide hanno iniziato a ritirare la loro pubblicità da Facebook.
Il social network, toccato nel portafoglio e sotto la minaccia di American Express, Dove e Zappos di seguire l'esempio di Nissan e Nationwide, si è prontamente messo all'opera. Ha ammesso le falle del proprio sistema di moderazione dei messaggi e ha promesso nuove misure più efficaci.
Anche in Italia il tema è molto sentito.
Contro Facebook si è mosso il Moige, il Movimento italiano genitori, che ha portato il colosso statunitense in tribunale per il caso di Carolina, la ragazzina suicidatasi dopo la pubblicazione sul social network di alcuni video che la riguardavano.