In un mondo oramaiglobalizzato, dove l'economia dirige le scelte e le azioni politiche in manierasempre più evidente, è possibile evidenziare come ancora certe abitudini omeglio ancora certe usanze, siano rimaste a baluardo delle differenti manieredi intendere la cultura.

Una delle principali manifestazioni di questedifferenze culturali è la diversa maniera di intendere l’alimentazione nellevarie aree del pianeta. Noi, occidentali, consideriamo atroci e scandalose, senon addirittura offensive alla nostra morale, certi modi di approcciarsiall’alimentazione.

Basti pensare ai mercati cinesi dove, nei mercati, è praticacomune macellare cani e gatti davanti agli occhi interessati del cliente che hala possibilità di scegliere l’animale nella gabbia, e cucinarlo secondo unosvariato modo di ricette che vengono proposte in una sorta di menù esposto sulbanco. Orribile usanza, secondo la nostra sensibilità.

Per noi il cane, cosìcome il gatto, è il migliore amico dell’uomo, utile, se non indispensabile, intante occasioni: cane per ciechi, cane da valanga, cane anti-droga,anti-esplosivo, cane da compagnia ecc. In alcuni paesi dell’Africa e del SudAmerica è d’uso comune mangiare insetti, cucinati nelle più svariate maniere;quanti di noi oserebbero mettere in bocca una cavalletta fritta?

Gli occidentali e il cibo

Eppure se ci facessimo unesame di coscienza troveremmo anche nella nostra cultura alimentare qualcosache potrebbe suscitare disgusto in altri. Noi mangiamocarne di maiale, cosa assolutamente vietata dalla religione musulmana, o carnedi bovino, non considerando che per gli indù le vacche sono animali sacri e nondisdegniamo, anzi, per alcuni sono prelibatezze, rettili (le rane fritte per es.)o molluschi come le lumache che in Francia chiamano con un termine piùraffinato: escargot; non ci facciamo nessun problema a macellare e mangiarecarne di cavallo, nobile animale legato a filo stretto con la cultura socialedella nostra civiltà.

Pasqua si accompagna con la carne di agnello, esseresacrificale legato alla religione.

Perché allora siamo ancoralegati a una sorta di divisione alimentare all’interno di questaglobalizzazione? I motivi evidentemente sono legati a ragioni culturali e religiose,ma anche queste sono destinate a diventare sempre più sottili, visto che siamodi fronte ad una prossima crisi alimentare mondiale (lo dicono le prospezionidegli esperti), crisi legata anche alla cattiva gestione delle acque che nerende sempre più difficile la distribuzione e l’approvvigionamento.Prepariamoci allora a cambiare i nostri gusti e a vedere con occhi piùcomprensivi tutte le culture e le opinioni, forse solo così manterremo viva unaidentità individuale.