Tra i buoni propositi più in voga ad ogni inizio d'anno ci sono quelli che riguardano la propria interiorità e condotta: sarò più buona/o, sarò più tollerante, darò più spazio alla mia voce interiore... Davanti alla prima piccola critica che riceviamo, del tipo "hai parcheggiato da cani", questi propositi svaniscono come neve al sole e tutto si rimanda a una prossima occasione.

Il metodo universalmente riconosciuto per dare un po' di spazio all'interiorità è la meditazione, che si è conquistata in passata già alcune copertine di Time, insieme alla sorellina yoga.

Certo con il termine meditazione non dobbiamo ricorrere a un'antica lingua indiana, forse ci perdiamo un po' in snobismo - scusa, ma ho la mia mezz'ora di yoga - ma tutto sommato possiamo farci capire un po' di più: almeno tutti, o molti, si ricorderanno del consiglio di Renzo Arbore: meditate gente, meditate!

Allora cosa ci propone la meditazione e che ci vuole per meditare? Per i principianti assoluti si richiede almeno un minimo di tempo tra i venti e i trenta minuti.

Non è necessario mettersi a recitare o cantare il famosissimo mantra OM, ma un posto non troppo invaso dalla luce nè dai rumori ci vuole, più una sedia dove stare comodi e con la schiena dritta. Da principianti non vi sognate di mettervi in posizione del loto, come una statua del Buddha - ci guadagnereste un mal di gambe e rischiate una contrattura muscolare.

Basta sedersi senza avere impegni urgenti che vi possano distrarre e lasciar un po' andare i pensieri per conto loro, rilassarsi nel fisico e nella mente, fare un bel sospiro e cercare un po' di concentrazione utilizzando la base che si utilizza in qualsiasi sistema meditativo: il respiro.

Non ci crederete, ma uno dei modi più diffusi per accumulare stress è quello di trattenere inconsciamente il respiro e perciò far mancare all'organismo la prima fonte di sopravvivenza.

Trattenere il respiro è una forma primordiale di autodifesa, un modo per non farsi sentire, per non tradire la propria presenza in un ambiente ostile, e alzi la mano che giura che tutto è amichevole intorno a noi!

Perciò il primo rimedio per tornare ad ascoltare noi stessi, le nostre esigenza più intime, è quello di ricollegarsi al respiro, ritrovarci in questa attività che per essere inconscia ed automatica non è per questo immune da tutte le influenze negative e dannose che ci arrivano dall'esterno.

Ritrovare il respiro, e il sottile piacere connesso, è indubbiamente il primo passo della lunga strada della meditazione!