Avete mai pensato di iscrivervi a un corso di pianto? Un vero seminario dove imparare a non vergognarsi delle lacrime? Anzi, semmai il contrario? Piangere fa bene, scarica, riduce lo stress e poi è una risposta naturale a stati emotivi particolari. Chi non ha un fazzoletto in mano quando saluta qualcuno? In occasione di abbandoni, ritrovamenti di affetti o semplicemente guardando un film particolarmente coinvolgente? In Giappone piangere è un vero tabù, diciamo che non è così facile commuoversi, in pubblico, anzi, il pudore attorno a questa manifestazione di fragilità è davvero forte, ma non invalicabile, soprattutto da adesso.

Tanto che Takashi Saga propone corsi di pianto. Per provocare le lacrime liberatorie si somministrano scene toccanti al pubblico e l'intento è proprio questo: sciogliere le tensioni, piangere, lasciare che con le lacrime fluiscano pensieri e scorie negative.

Per i partecipanti ai corsi di pianto giapponesi proposti da Saga - che si definisce un sommelier del pianto, perché come chi propone i vini da assaggiare, lui sceglie quali scene, canzoni o film far vedere -, i vantaggi che derivano da questi incontri sarebbero molteplici, e con ricadute positive sia fisiche che mentali, pare che piangere scarichi per giorni, rispetto all'effetto immediato di una risata e pare, anche, che rilasci ormoni, simili in quantità, a quelli sviluppati da una seduta di attività fisica.

Le teorie di Saga sono comunque fondate su studi scientifici. E alla fine degli appuntamenti ai corsi di pianto giapponesi, pare che la gente sorrida soddisfatta.