Lo studio dei gesti, che comprende anche i movimenti delle mani e delle espressioni del viso, ci ha insegnato quanto spesso possono raccontare molto di più di mille parole. Ora, ai tempi dello smartphone, a parlare per noi e di noi sono le classiche “faccine”: quelle disegnate usando la punteggiatura (gli emoticon), e quelle già pronte per l'uso (gli emoji). Tuttavia, le ricercatrici Linda Kaye, Stephanie Malone ed Helen Wall, sono convinte che queste simpatiche faccine siano in qualche modo lo specchio della personalità nell'era digitale. Pertanto, le tre “cyberpsicologhe”, hanno voluto sottoporre questi strumenti di comunicazione moderna alla lente d'ingrandimento della scienza.

Comunicazione trasversale e senza età

Lo studio condotto dalle dottoresse Kaye, Malone e Wall, e pubblicato sulla rivista specializzata “Trends in Cognitive Sciences” rivela come l'approfondimento scientifico potrebbe aiutare a far luce sui comportamenti individuali e sulle modalità della moderna interazione sociale. In effetti, spiegano, che la scelta di un emoticon o un emoji piuttosto che un altro può influire enormemente sul modo in cui veniamo percepiti e soprattutto giudicati dalle persone con cui stiamo comunicando. E che alcune “sentenze”, anche se premature, emesse sulla nostra persona possono variare drasticamente a seconda di come, dove e con chi usiamo uno “smile”.

Collegamento diretto con la personalità

La dottoressa Linda Kaye della Edge Hill University, accenna una vecchia indagine del 2014, la quale indicava che solo il 54 per cento di quelli che utilizzavano le faccine aveva una età compresa tra 18 e 35 anni, mentre la rimanenza la superava di gran lunga. E questo denoterebbe che non si tratti di un mero fatto generazionale, ma di una forma di comunicazione più vicina alla personalità dell'individuo che all'età.

La cyberpsicologia ritiene che emoji ed emoticon abbiano la stessa funzione del più classico linguaggio del corpo. In effetti, puntualizza la Haye, capire come una persona li utilizza, quando, e soprattutto perché, potrebbe servire a interpretare alcune caratteristiche della propria personalità.