martedì grasso! Siamo nella centralità della settimana di Carnevale che per il rito ambrosiano si concluderà sabato 17 febbraio. Settimana di festeggiamenti, di travestimenti e maschere. Vengono organizzati in questo tempo balli in maschera e carri allegorici un po' dappertutto con concorsi per eleggere la maschera più bella, il carro più bello, il costume più bello, il tutto abbinato a scherzi di cattivo gusto, gozzoviglie ed ebbrezze perché come dicono loro: "A carnevale ogni scherzo vale!".

Da Rio a Berlino, da Torino a Trinidad, da Colonia a Venezia, milioni di persone accantonano le loro inibizioni e festeggiano abbandonando ogni morale con scherzi poco piacevoli e riempendosi di dolci per celebrare l'inizio della Quaresima cristiana.

Da dove viene il Carnevale?

Alcuni dicono erroneamente che è stata la Chiesa cattolica ad inventarlo ma niente è più falso! Quella di Carnevale è una festa di origini antiche, la parola stessa carnem levare cioè eliminare la carne ovvero congedo della carne dava l'addio al consumo di essa prima dei giorni di digiuno quaresimale.

Alcuni etimologisti trovano le origini pagane del Carnevale tra i greci e i romani tra i quali si faceva un corteo con una nave dedicato al dio Dionisio o Bacco, il dio del vino. Altre feste simili venivano celebrate all'inizio dell'anno nuovo civile che erano feste religiose dentro una concezione pagana. Altrove c'era la confessione pubblica dei vizi come nel tragicomico caso di Arlecchino teatrante.

C'era poi la festa dei Lupercali con la sua origine pagana più antica dei Saturnali, festeggiamenti in onore del dio Saturno nel quale era necessario darsi alla pazza gioia per auspicare un periodo abbondante di benessere e felicità. Sette giorni di festeggiamenti con banchetti pubblici che sfociavano in feste di vario genere fino all'eccesso dello scambio dei ruoli con abiti altrui.

L'uso della maschera e del travestimento ha valenza psicologica e simbolica. Nell'antichità era usata per incarnare particolari energie che venivano associate alle divinità o alle forze della natura, oggi riguarda una rappresentazione di violenza, distruzione e deviazione garantendo in un certo senso l'anonimato che favorisce l'impunità.

Per tutto il periodo carnevalesco si sovvertiva l'ordine sociale vigente e si scambiavano i ruoli consueti nascondendo la propria identità dietro appunto una maschera.

La Parola di Dio illumina il buio del Carnevale

L'apostolo Paolo ha scritto: "La carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra loro" (Galati 5, 16-17), verità che si esprime con chiarezza durante il Carnevale. Le espressioni caratteristiche (oscenità, ubriachezze, gozzoviglie, fornicazioni, travestimenti oltre a risse e violenze di ogni sorta) mostrano chiaramente che lo spirito di questi festeggiamenti è diabolico e malvagio. Dio le definisce: "opere della carne; circa le quali vi preavviso - ammonisce Paolo - chi le fa non erediterà il regno di Dio" (Galati 5,19-21).

Dio è amore e questi comportamenti sono peccati non conciliabili con la sua natura pura e santa. Gesù Cristo esorta: "Non siate dunque loro compagni; perché in passato eravate tenebre ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli della luce, poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità, esaminando che cosa sia gradito al Signore".

I cristiani che partecipano al divertimento carnevalesco si chiedano se davvero hanno rinunciato ai piaceri del mondo e si ricordino che la stoltezza e l'insensatezza è nell'elenco che il Signore Gesù mette tra le cose cattive. I discepoli di Cristo si riconoscono dal frutto che portano, il frutto dello Spirito Santo che è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, dolcezza...

"L'Amore...non si comporta in modo sconveniente" (1 Corinzi, 13, 5)

Papa Ratzinger: il carnevale e la libertà cristiana

Nelle riflessioni di Papa Ratzinger "Cercate le cose di lassù" si esprime la libertà cristiana. Il carnevale, non certamente festa religiosa, non è concepibile senza il calendario delle feste liturgiche. Nelle calendario delle festività ebraiche coincide con la festa dei Purim che ricorda la salvezza di Israele dall'incombente persecuzione degli ebrei nel regno di Persia.

Nella riflessione di Benedetto XXVI si legge che la gioia scatenata del Carnevale è espressione della liberazione che in questo giorno non è memoria ma promessa perché chi è nelle mani del Dio di Israele è libero dalle insidie dei nemici.

È proprio in questo periodo di carnevale che si celebrano i riti della cacciata dell'inverno, dell'esorcismo delle potenze demoniache. La trasformazione da maschera demoniaca, nel mondo cristiano, in una divertente mascherata e in una lotta pericolosissima coi demoni. Si passa dal divertimento alla gravità della Quaresima. In tutto questo travestimento avviene quello che si legge nei salmi e nei profeti, cioè che lo scherno degli dei non può essere temuto da chi conosce il vero Dio.

Le maschere degli dei sono divenute spettacolo divertente, esprimono gioia sfrenata di coloro che possono trovare motivi di comicità in ciò che prima faceva paura. In questo senso è presente nel carnevale la liberazione cristiana, la libertà dell'unico Dio, che rende perfetta quella libertà ricordata dalla festa ebraica del Purim.

Papa Bergoglio e le deliziose "bugie" di nonna Rosa

Papa Francesco ricordando i suoi carnevali, particolarmente sentiti in Argentina e soprattutto a Buenos Aires dove i festeggiamenti assomigliano molto a quelli di Rio de Janeiro, menziona lui stesso come da bambino mangiava le bugie piemontesi, quei dolci che in altre regioni prendono il nome di frappe o chiacchiere.

Francesco evoca un ricordo d'infanzia per far comprendere ben altro: "Ricordo che per Carnevale, quando eravamo bambini, la nonna Rosa ci faceva dei biscotti. Era una pasta molto sottile quella che faceva, poi la buttava nell'olio e quella si gonfiava...ma quando cominciavamo a mangiarla era vuota! E la nonna ci diceva che in dialetto si chiamano bugie, perché sono come le bugie: sembrano grandi, ma non hanno niente dentro, non c'è verità, non c'è sostanza".

Quello del Santo Padre è l'ammonimento di Gesù. "State attenti al lievito dei farisei": l'ipocrisia.

Le radici del Carnevale sono molteplici: ebree, pagane cristiane ma il Carnevale resta libertà. Libertà dei figli di Dio e non!