È arrivato oggi, agonizzante, in condizioni gravissime, presso l’ospedale di Torino, “Maria Vittoria”, un neonato di un mese. I sanitari del 118, accorsi a prestargli i primi tentativi di soccorso e rianimazione, hanno subito capito che la sua situazione era disperata ed il piccolo è spirato poco dopo il trasporto al nosocomio. Il bambino, di origini ghanesi, è stato sottoposto ad un intervento chirurgico praticato in casa, verosimilmente, secondo i primi accertamenti, si tratterebbe di una circoncisione, in seguito alla quale si sarebbe sviluppata una febbre molto alta che avrebbe portato i suoi familiari a somministrargli una dose sbagliata, quasi sicuramente eccessiva, di paracetamolo nel tentativo di abbassarla.

La struttura ospedaliera ha subito sporto denuncia all’autorità giudiziaria e nelle prossime ore, attraverso la collaborazione di un interprete, sarà interrogata la madre che dovrà rispondere alle domande degli uomini della Squadra Mobile di Torino. Sul corpo del neonato, nella giornata di domani, sarà disposta l’autopsia che dovrà fornire tutte le risposte sull’assurda morte del piccolo e stabilire se il decesso sia avvenuto a causa dell’errato dosaggio del paracetamolo, di una eventuale allergia allo stesso, oppure di una setticemia provocata dall’intervento chirurgico. Tuttavia, dai primi accertamenti, pare che la circoncisione sia avvenuta domenica 29 maggio.

La circoncisone, una pratica diffusa all’interno delle comunità musulmane

Recentemente un altro caso relativo ad una circoncisione eseguita in maniera errata aveva portato i genitori di un bambino di sei anni, residente a Belluno, a chiedere, attraverso il proprio legale, un maxi risarcimento di cinquecentomila euro dal momento che, in seguito a tale operazione chirurgica, avvenuta due anni fa, presso l’ospedale di Belluno, il piccolo era stato parzialmente evirato.

La pratica della circoncisone è ancora fortemente diffusa all’interno della comunità musulmane e la maggior parte degli interventi viene svolta in maniera pericolosa ed inadeguata, all’interno delle proprie abitazioni, proprio come avvenuto nel caso di questo sfortunato bambino.