Alla Royal Opera House di Londra si è tenuta ieri sera la tradizionale cerimonia di premiazione dei BAFTA, i più importanti riconoscimenti britannici alle migliori opere cinematografiche e televisive. Il BAFTA come miglior film è andato a Boyhood, l'acclamato lavoro del regista Richard Linklater, che ha filmato dal 2002 al 2013 lo stesso attore, Ellar Coltrane, nel ruolo prima di un bambino e poi di un adolescente e giovane uomo alle prese con i genitori divorziati, interpretati da Ethan Hawke e Patricia Arquette, che ieri è stata premiata come miglior attrice non protagonista (il premio come miglior attrice protagonista è andato a Julianne Moore per Still Alice).

Il BAFTA come miglior attore è andato, invece, a Eddie Redmayne, per l'interpretazione del fisico Stephan Hawking, nel film La teoria del tutto, che è stato insignito del riconoscimento come miglior film britannico.

Magnifica festa per il mondo della settima arte e del piccolo schermo e, com'è naturale, dress code da grandi occasioni. Ma chi s'è distinto per eleganza e chi invece avrebbe fatto meglio a indugiare qualche minuto in più davanti all'armadio? Sicuramente promossa Léa Seydoux per aver osato con un abito dal tono di giallo indimenticabile, acceso, ma in equilibrio sulla soglia del buongusto: per lei un Prada audace e deciso, dal piglio contemporaneo. Insignificanti Reese Whiterspoon, strizzata in un Stella McCartney viola (nel mondo anglosassone non è colore infausto) ed Amy Adams in un candido Lanvin, e avrebbe potuto fare di più anche Felicity Jones che sceglie Christian Dior, ma non si sbilancia e sprofonda nel tepore dell'anonimato.

Fedele al suo stile romantico, ma non stucchevole Keira Knightley, che punta sul designer più originale del momento, l'italianissimo Giambattista Valli, che l'ha già vestita più volte.

L'abito, con applicazioni floreali nel bustino e, più stilizzate nella gonna nera, è raffinato e vaporoso quel che basta per nascondere il pancino da sesto mese di gravidanza.

Degne di menzione speciale anche le tre signore in nero meglio vestite della serata: Rosumand Pike in un sobrio Roland Mouret, Kristin Scott Thomas, la più sofisticata in un Balmain vintage (del 1948) e preziosi orecchini dalle geometrie ricercate, e la nostra Monica Bellucci, che per una volta tradisce Dolce e Gabbana per Alaia, ma il risultato, in quanto a purismo mediterraneo, non cambia.

Ma la più ammirata e fotografata della serata è stata forse Julianne Moore che s'è decantata per un abito rosso con apertura sul seno dello stilista Tom Ford. Ma l'esaltazione del colore più febbrile è risultata forse eccessiva: rossa dalla testa ai piedi, anche l'attrice più brava può diventare monotona.