Il 17 luglio 2015 è in programma una nuova udienza a Bergamo nell'ambito del processo a Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello che è ritenuto responsabile di avere ucciso Yara Gambirasio. La Corte di Assise deve decidere sulle eccezioni preliminari sollevate dalla difesa e sulla richiesta di numerose tv di poter riprendere il dibattimento. Bossetti si è sempre dichiarato non colpevole anche se alcuni indizi sono contro di lui. C'è ad esempio una testimone che ha affermato di averlo visto in compagnia di Yara alcuni mesi prima dei tragici fatti, proprio nel piazzale antistante la palestra frequentata dalla tredicenne di Brembate.

C'è poi la faccenda del dna rinvenuto sui leggins della giovane, riconducibile al muratore.

Un vero e proprio giallo

Resta il mistero sulle lettere anonime inviate al settimanale "Oggi" che ipotizzano che l'autore del delitto sia un muratore di origini polacche alterato dall'alcool. In una "lettera aperta" a "Il Giorno" Bossetti ribadì la sua estraneità all'episodio. Secondo le missive non firmate il muratore polacco sarebbe stato ucciso per vendetta da alcuni colleghi simulando la caduta da un ponteggio. Bossetti sarebbe al corrente della cosa e non parlerebbe perché minacciato ma ovviamente questa fantasiosa ricostruzione non ha alcun fondamento visto che ha un autore senza volto.



Inizialmente si ipotizzò che Yara
potesse essere stata uccisa per una vendetta nei confronti di suo padre che tuttavia ha sempre definito inverosimile questa ipotesi.

Si sospettò anche di un operaio di origini africane che uscì rapidamente dall'inchiesta. Yara secondo i rilievi autoptici morì di ipotermia, sfinita dalle ferite da taglio subite. La sua morte ha colpito profondamente l'opinione pubblica. Sarà ora il processo a dire se il responsabile è davvero Bossetti. L'uomo ha il pieno sostegno di Marita Comi, sua moglie, che lo ritiene incapace di compiere gesti così efferati. La coppia ha figli e uno in particolare aveva la stessa età di Yara all'epoca dei fatti.