Un ultimo step da superare – in diretta televisiva nella prima serata di Rai1 del 27 novembre – e poi la favola della diciassettenne liceale di Palermo, dalla forte inclinazione artistica, potrà approdare nel porto della Canzone Italiana di Sanremo e da lì salpare chissà per quali gloriose rotte. Il prossimo Festival di Sanremo, in partenza dal 9 febbraio, sembra infatti orientato a puntare sul fascino prematuro ed enigmatico di Beatrice Visconti per rilanciare la categoria delle “Nuove Proposte”, rasa al suolo oramai da anni dallo tsunami “talent show”.

Ammaliata dalla figura fatata della mamma al pianoforte e dalla passione del padre per David Bowie, Beatrice ha respirato aria di musica sin da bambina. Ed è proprio da piccolissima che ha iniziato a dare libero sfogo alla sua vena creativa, scrivendo racconti, componendo canzoni e affilando una voce personale con assonanze esterofile alla Kate Bush, alla Tori Amos e alla Bjork.

Dopo alcuni esperimenti di cui vorrebbe cancellare ogni traccia, come il singolo “Ciao Beatrice” che considera ‘orrendo’ ma terapeutico in quanto reazione ad una delusione amorosa adolescenziale, è in sala di registrazione per scegliere il set di canzoni che andrà a comporre la tracklist del suo album di debutto. Una delle perle della collana sarà “Paulette”: brano che racchiude una storia a lei vicina e che ha già folgorato Carlo Conti, Giovanni Allevi, Piero Chiambretti, Federico Russo, Carolina Di Domenico, Rosita Celentano e Andrea Delogu, vale a dire la Commissione Musicale di Sanremo Giovani 2016.

Ad un passo da Sanremo

"Paulette", brano con cui gareggerai a Sanremo Giovani 2016, è suscettibile di interpretazioni differenti. Canti il dramma di una “lucciola” minorenne che deciderà di morire per conquistare la libertà?

«“Paulette” è un inno alla vita, paradossalmente c’entra poco con la morte. Canto piccoli ritagli di una vita comune: i primi drammi, le prime lotte con la mamma per vestirsi da donna, le prime grandi emozioni che ti graffiano il cuore.

Io mi ci perdo in tutto questo. Nelle piccolezze, s’intende. Sai, io sono ossessionata dai dettagli, questo è proprio il motivo per cui non è facilissimo decifrare tutti i miei testi. Sembrano gli scarabocchi disordinati di una schizzata».

Cosa rappresenta per te il Festival di Sanremo e con quale stato d’animo stai aspettando il responso in diretta Rai del 27 novembre?

«Tonnellate d’ansia alimentate dalla paura di non essere all’altezza che curo con l’ironia e la leggerezza. Non sempre ci riesco… Eh beh, Sanremo è Sanremo e io me la sto facendo sotto».

Parlaci del brano della storia di Sanremo che più ti piace e della cover che invece hai scelto per Sanremo Giovani…

«Ho 17 anni appena compiuti e per quello che ho sentito e visto Simone Cristicchi con “Ti regalerò una rosa” ha portato un capolavoro sul palco dell’Ariston. Quel modo talmente semplice di recitare uno dei testi più impegnativi della musica italiana ha reso il tutto teatralmente tragico. Come cover ho scelto “La cura” di Franco Battiato. Me la dedicò la mamma quando ero più piccolina, per il resto non credo che la canzone abbia bisogno di essere spiegata».

La lista di Beatrice

Un quadro, un libro, una canzone e un sogno che più ti rappresentano.

«“La pubertà” di Edvard Munch. “Hollywood, Hollywood!” di Charles Bukowski, ma la scelta è titubante. “Life on Mars?” di David Bowie. Un giorno ho sognato di essere una polpetta ed i cani mi inseguivano. La lista della spesa è finita».