Metti a Villa Ormond di Sanremo una giuria capitanata dall’attuale re della tv di Stato, Carlo Conti, e composta da conduttori radio-televisivi giovani o meno giovani e da un musicista come Giovanni Allevi: il risultato è un game show preconfezionato a sfide da 3 denominato '#SG - Sanremo Giovani' e andato in onda il 27 novembre in 1^ serata su Rai1. L’illusione che si cerca di far bere al telespettatore è che i 3 duellanti scelti per volta siano casuali e che i vincitori che calcheranno il palco del teatro Ariston di Sanremo – a partire dal 9 febbraio prossimo – siano i più meritevoli.

È per questo che rileggeremo la gara seguendo le logiche che sembrano far funzionare ogni ingranaggio del meccanismo festivaliero.

Vincitori e Vinti

Il cuore della sfida è l’unico posto extra-radiofonico disponibile su 8: a contenderselo 2 siciliani a tinte dark. Da un lato del ring il tenore siculo-australiano Michael Leonardi, dall’altro la cantautrice palermitana Beatrice Visconti. Lui è la risposta colta a Il Volo, macchinata da Caterina Caselli, e spinge a nuova vita una donna depressa. Lei invece vorrebbe essere la Bjork italiana e dedica il suo canto ad una ‘farfalla’ morta. La giuria tecnica non può che unirsi al cordoglio e seppellire in una fossa comune entrambe. Amen! Sacrificato il gioiellino in musica, Carolina Di Domenico, Rosita Celentano, Andrea Delogu e Federico Russo aprono le danze in onore del Dio Radio.

L’entusiasmo è alle stelle quando Irama, Ermal Meta e Francesco Guasti raccontano chi sono: il 1° ama esibire orecchini di piume e non è fatto per stare solo, il 2° è albanese, scrive per Emma e Chiara e odia le favole, il 3° è prodotto da Piero Pelù e non può vivere senza musica. E qui il sadismo della giuria prende il sopravvento sulla scelta e pugnala alle spalle proprio Guasti, escludendolo a pochi minuti dalla chiusura dello show.

Siamo al 2° caloroso Amen pre-Festival.

Si volta pagina con la provocante Cecile, che arriva dal Camerun e guida un trittico tutto rosa. La sua voce corposa vorrebbe riportarci ai fasti soul di Jenny B vestendo il suono di uno schiaffo antirazzista in salsa hip-hop, ma è priva di salti acrobatici. «Negra, ma quando mi vedi nuda non te ne fotte più» canta e ricanterà.

La sfida si restringe così tra 2 antidive incolore dall’aspirazione cantautorale: Una è Marzia Stano e Piero Chiambretti l’avrebbe preferita di spalle, l’altra è Chiara Dello Iacovo, arruolata dai Facchinetti per The Voice, e ha la meglio.

Il 3° Amen della cerimonia funebre apre alla strage delle band e dei duetti in gara: cassati i Rumor, dalla promettente malinconia, i Siberia, metà Baustelle metà Modà, eValeria & Piero Romitelli, fratelli targati ‘Amici’ di Maria De Filippi che ricordano rispettivamente Erica Mou e Tiziano Ferro. Il fantomatico duetto che ne consegue sembra uscito dall’era più buia del Festival, quella dell’ex direttore artistico Gianmarco Mazzi, anch’esso amico di Maria.

La quota obbligatoria di Area Sanremo prova a colmare il vuoto con Mahmood, egiziano di padre ed ex conoscenza di Simona Ventura in quel di X Factor n° 6, e Miele, il cui cognome sarebbe potuto essere Nel Sole in omaggio ad uno dei maggiori successi sanremesi di Mietta e Mango.

Chiude il cast Francesco Gabbani, che firma la ghost track di Sanremo 2016. Il brano suona premonitore in un Festival che sancisce la sua perdurante impotenza nel procreare nuove star. “Amen”? Amen. Del restoil flop del castè stato già certificato dai dati Auditel, e come dice un altro Francesco, Francesco Bianconi, «Sanremo è come la morte: gli diamo troppa importanza».