Arriva l'autunno e, insieme alle caratteristiche della stagione da "poesia di Cardarelli", inizia anche quella delle Serie TV che, dopo un'estate di repliche da "box set", riprendono a sfornare storie interessanti. In questo "flusso-mainstreaming" (per citare l'ottimo Dipollina) su Sky Atlantic arriva "Sharp Objects" del regista canadese Jean-Marc Vallée - quello di "Big Little Lies", per intenderci - che costruisce una storia a livello di serie cult.

Camille Preaker (Amy Adams) è una giornalista di una nota testata cittadina. Ha un passato recente fatto di istituti psichiatrici, ed un presente di ricerca di equilibrio forzato.

Accade che nel suo paesino d'infanzia, Wind Gap (nella provincia più profonda del Missouri), uccidano una ragazza ed un'altra sparisca, ed il suo direttore la spedisce lì, con il duplice scopo di confezionare una bella storia giornalistica ed anche per farle fare pace con i suoi demoni.

Camille - bottiglietta di vodka sempre a portata di mano - è costretta a riprendere contatto con la sua famiglia d'origine ed anche con l'oscura vicenda della sorella. Ritrova la madre Adora Crellin (Patricia Clarkson) sempre più inquietante nel suo solipsistico dolore borghese.

Un paese di provincia genera patologie psichiatriche

Wind Gap non è cambiata e sforna sempre ragazzine annoiate a caccia di vodka: anche la nipotina della protagonista, Marian (Lulu Wilson) è affetta da un equilibrio instabile su una forte personalità, ed in questa città che si reggeva sulla produzione e sul commercio dei maiali, la varietà umana lascia perplessi, variando da belluinità a malattia.

Camille cerca di carpire qualche segreto di queste tragedie - uccidono anche un'altra giovane - e al contempo, mentre la madre la opprime con il suo affetto protettivo e castrante, cerca di tenere a bada gli oggetti affilati del suo passato.

Oltre all'interpretazione da "Emmy Awards" della Adams - negli ultimi tempi li stanno vincendo solo produzioni targate Netflix, Amazon TV e HBO - è l'intera atmosfera della serie ad attirare il visuale ascoltatore: con quel tono di sospensione di destini, passati, e senza un'idea di futuri possibili.

"Sharp Objects", tratta dal romanzo "Sulla Pelle" di Gillian Flynn, è una storia che lascia storditi e meditabondi, ma che allo stesso tempo mette addosso la voglia di capire a che punto è la notte. "No, non ho sconfitto minimamente i miei demoni - risponde Camille ad un'amica di paese - sono solo momentaneamente storditi".

Autoanalisi vissuta nella realtà: "bisogna assaggiare la vita, rischiando anche di farsene avvelenare" (Rosella Postorino).