Nelle scorse ore Blasting News ha intervistato in esclusiva Giada Prandi, attrice italiana nata e cresciuta a Latina, prossimamente in scena a teatro a Roma con lo spettacolo “Anna Cappelli”, una tragicommedia che verrà proposta dal 7 luglio.

Cenni biografici di Giada Prandi

Per l'attrice Giada Prandi la passione per la recitazione sembra essere iniziata sin da bambina, come ha rivelato lei stessa in una delle sue interviste: “Sono cresciuta con un papà appassionato di cinema e teatro. Sin da piccola mi portava al cinema, mi raccontava storie sui film visti o ne inventava altre prendendo spunto dalle avventure di Ulisse o di altri personaggi”.

Nel 1999, Prandi si è diplomata all’Accademia Nazionale d’arte Drammatica Silvio D’Amico. L’attrice, infatti, fa parte del mondo del teatro da oltre 15 anni e si divide tra il cinema e la televisione. Nel 2010, Giada Prandi ha vinto il Premio MArteLive nella sezione teatro artisti, mentre nel 2017, ha vinto il premio come miglior attrice protagonista al Comic Off, grazie all’opera “Pane, latte e lacrime” diretta da Cristiana Vaccaro e scritta da Veronica Liberale. Per quanto riguarda la televisione, l’attrice di latina ha interpretato il ruolo di Lisa, nella serie “Io ti cercherò”, al fianco di Alessandro Gassmann, Maya Sansa e Andrea Sartoretti. La fiction è andata in onda nell’ottobre del 2020.

Il prossimo 7 luglio, invece, Prandi debutterà a Roma con “Anna Cappelli”, tragicommedia scritta da Annibale Ruccello e diretta da Renato Chiocca, che racconta le vicissitudini di una giovane impiegata, trasferitasi da Orvieto a Latina.

L’ingrediente segreto di Giada Prandi è quello di cimentarsi in diversi ruoli, spaziando dal comico al drammatico in un modo quasi “naturale”.

Giada Prandi interpreta 'Anna Cappelli'

Ciao Giada, è un grande piacere intervistarti, iniziamo subito dall’argomento più importante: il 7 luglio debutterai con la tragicommedia "Anna Cappelli" diretta da Renato Chiocca, presso i Giardini Della Filarmonica di Roma, che cosa ha significato per te interpretare Anna in una versione completamente inedita?

"Riuscire a trovare altre sfumature e chiavi di lettura di un personaggio così complesso e sfaccettato. In questa nostra versione astratta ma al tempo stesso carnale, ci siamo messi in ascolto di Anna poiché volevamo capire le ragioni della sua trasformazione e anche l’origine del suo carattere, delle sue nevrosi e delle sue emozioni. Anche la scena realizzata da Massimo Palumbo è "vuota" perché abbiamo cercato di riportare all’umano i suoi sentimenti, le sue reazioni, le sue azioni".

Com'è stato lavorare insieme al regista Renato Chiocca? Avevi già avuto modo di conoscerlo?

"Io e Renato Chiocca siamo di Latina, ironia della sorte la stessa città dove si trasferisce Anna Cappelli, ci conosciamo da molti anni e siamo legati da una grande amicizia e da una forte stima reciproca.

Avevamo già lavorato insieme in passato ma in un progetto cinematografico. Quando Renato mi ha proposto di interpretare questo personaggio, dicendomi che secondo lui potevo essere giusta per questo ruolo, sono stata molto felice, ma confesso che ero anche un pò spaventata ed ho pensato: “Ce la farò?", perché è un personaggio molto complesso, pieno di contraddizioni che si muove tra tragedia e commedia. Abbiamo lavorato molto bene in questi mesi, soffermandoci sui dettagli e sulle sfumature del testo e andando in profondità nella costruzione di questo personaggio, cercando di entrare nella testa di Anna per raccontarla in tutti i suoi pensieri e in tutte le sue emozioni. Renato ha delle bellissime idee e ha una grande cura nella direzione dell’attore.

Non mi ha mai mollata, ha sempre accolto le mie proposte più interessanti cercando di valorizzarle al meglio, spronandomi in continuazione a trovare nuovi impulsi. E’ stato un processo creativo molto stimolante il nostro, in cui siamo riusciti a far dialogare al meglio le nostre personalità artistiche".

È stato difficile calarti nel personaggio di Anna Cappelli? Utilizzi delle tecniche particolari per immedesimarti meglio nella parte?

"E’ sempre difficile mettersi totalmente nei panni dell’altro e lo è ancora di più diventare “l’altro”. Le tecniche che abbiamo a disposizione nel nostro mestiere sono tante ed io personalmente cerco di scegliere, di volta in volta, quella più appropriata al progetto.

Il comun denominatore di tutti i miei lavori è sempre il tentativo di comprendere il personaggio nel profondo, uscendo da me stessa il più possibile, per poi tornare a me stessa con tutto il bagaglio emotivo ed esistenziale che questo personaggio mi ha lasciato, per rimettere parti di me in questa creazione/creatura. Per me interpretare significa proprio questo: far incontrare due mondi per crearne uno nuovo. Un lavoro difficilissimo ma estremamente affascinante e a volte perfino terapeutico".

Quando sei in scena, quanto conta il pubblico per te?

"Personalmente, vado in scena per trasmettere emozioni e raccontare storie, quando queste emozioni arrivano davvero al pubblico ti tornano indietro amplificate e questa è una cosa che solo chi sta sul palco può capire ed è uno dei motivi principali per cui faccio questo mestiere con passione.

Quindi si, per me il pubblico è l’elemento essenziale".

Se non avessi fatto l’attrice, cosa avresti fatto nella vita?

"Quando ero piccola volevo fare la veterinaria, perché’ ho sempre amato follemente gli animali e la natura, poi crescendo ho pensato che se non avessi fatto l’attrice, avrei fatto la giornalista (anche perché non ho una mente molto scientifica) e più precisamente l’inviata speciale, oppure avrei lavorato in una Onlus. Comunque avrei fatto qualcosa di sociale, un lavoro dinamico in cui puoi essere a contatto con la gente, in cui puoi aiutare e metterti in gioco".

Giada Prandi e il teatro

Essere un’attrice di teatro dev’essere entusiasmante, quanto impegnativo: come fai a conciliare la tua vita privata con quella lavorativa?

"Essendo una persona molto attiva, cerco di dare il massimo sia nella vita privata che in quella lavorativa, facendo si che non si sovrappongano laddove sia possibile. Ho imparato ad essere meno dispersiva e a focalizzare la mia energia sugli obiettivi veramente necessari per quella giornata, poiché ho una testa sempre in fermento che non si fermerebbe mai e vorrebbe fare tremila cose, ma questo può diventare controproducente. Soprattutto quando lavoro, mi riesce difficile staccare la spina, ma col tempo ho imparato a ritagliarmi sempre dei momenti durante la giornata, in cui poter dedicare del tempo di qualità a me stessa e alla mia famiglia".

Hai lavorato con diversi registi di successo, tra i quali Pupi Avati, Michele Placido, Gianluca Maria Tavarelli e Ludovico Gasparini, a quali sei maggiormente grata?

"A tutti, perché ognuno di loro a suo modo, mi ha dato moltissimo in fasi diverse della mia carriera e mi ha aiutata a crescere. E ad ognuno di loro devo qualcosa".

Com’è stato tornare al teatro, dopo le varie complicanze dovute al Covid-19?

"Rigenerante, entusiasmante ed emozionante. Sono stata sopraffatta da un’ondata di adrenalina e di gioia. La sala al debutto era gremita, c’erano tantissime persone e mi sembrava una bellissima festa".

Quali consigli daresti a coloro che vorrebbero recitare? Secondo te, sono cambiate molto le condizioni per i giovani che vogliono intraprendere questa strada, rispetto al passato?

"Sicuramente non è un percorso semplice, ma non lo è mai stato: chiaramente oggi ci sono problematiche diverse rispetto al passato, ma ciò che mi sento di dire a coloro che vogliono intraprendere questa strada è quella di studiare, prepararsi, di essere pazienti, tenaci e costanti, poiché tutto può succedere da un momento all’altro e bisogna farsi trovare pronti.

Direi loro di concedere a se stessi di sbagliare, perché solo sbagliando si può migliorare, di essere curiosi e di divertirsi poiché la recitazione è un gioco che ha delle regole molto serie, ma è un gioco e soprattutto di non sentirsi dei falliti se i risultati sperati non si raggiungono subito, perché solo chi rimane immobile fallisce nella vita, non chi si dà da fare".

Quale personaggio ti piacerebbe interpretare in futuro?

"Vorrei interpretare una cattiva in un noir, perché in tv interpreto spesso donne dolci, forti e buone e in teatro personaggi nevrotici, tragicomici e buffi. Mi piacerebbe dare più spazio al mio lato oscuro, cosa che in alcune parti di Anna Cappelli è stato possibile fare e se vedrete lo spettacolo, capirete il perché".

Siamo giunti al termine dell’intervista e ti ringraziamo per la tua disponibilità, prima di salutarci vorrei concludere con questa domanda: quali sono i tuoi progetti futuri?

"In autunno oltre che con la tournée di Anna Cappelli sarò impegnata con le prove di un altro progetto teatrale di cui vi parlerò presto. Grazie mille per questa bella chiacchierata".